Storia tragicomica di Fonopoli, la città utopica di Renato Zero
                                            Doveva diventare realtà nel giro di un paio d’anni. A distanza di tre decenni continua ad essere un’utopia, sebbene il suo ideatore, tradito dalla politica, dagli imprenditori, dal mondo della cultura, non abbia mai smesso di crederci, di coltivare il sogno. A Fonopoli, la cittadella della musica e delle arti più in generale, Renato Zero ha dedicato non solo più della metà della sua carriera, ma anche metà della sua vita: l’ambizioso progetto, pensato per dare spazio, visibilità e occupazione ai giovani attraverso attività artistiche e culturali per salvarli dai lati oscuri di quelle periferie umane e sociali che il Re dei Sorcini aveva cantato spessissimo nelle sue canzoni (soprattutto agli esordi, da “Tragico samba” a “Periferia”), fu lanciato nel 1993. E la storia della sua mancata realizzazione è fatta di tappe che per certi versi hanno visto Zero anticipare anche certi grandi cambiamenti del rapporto tra artisti e fan nell’era di internet e dei social network.
Il lancio del progetto a Sanremo
Due anni dopo il secondo posto di “Spalle al muro”, nel ‘93 Renato Zero – attivo discograficamente da due decenni: proprio quell’anno festeggiava il ventennale del suo primo album “No! Mamma, no!” – si ripresenta in gara al Festival di Sanremo con “Ave Maria”. Una canzone immaginata come un’implorazione alla Vergine, con la quale il cantautore romano, che alla fine degli Anni ’70 travestendosi e cantando “Mi vendo” aveva sconvolto l’Italia cattolica e comunista di quegli anni, spiazza il pubblico e gli addetti ai lavori. Sedici anni prima del progetto “Il paese è reale” degli Afterhours (nel 2009 Manuel Agnelli e soci accetteranno l’invito dell’allora direttore artistico del Festival Paolo Bonolis presentandosi in gara alla kermesse e lanciando contemporaneamente una compilation per dare spazio alla scena indipendente italiana), Renato Zero – che nel ‘93 ha 43 anni – approfitta della partecipazione all’evento televisivo più visto in Italia per lanciare un nuovo progetto: Fonopoli, appunto. “Se sono andato a Sanremo è stato per propagandare questo progetto, che richiede almeno tre miliardi. Non vi nascondo la mia delusione per la frigidità dei giornalisti, che hanno preferito ironizzare sul testo della mia canzone, troppo spirituale per i tempi che corrono. Credevo che l’idea di una città della musica, dove disadattati e tossici potranno imparare un mestiere, avrebbe trovato meno distaccati voi giornalisti”, spiega Zero.

Crowdfunding ante-litteram
Ed ecco una prima novità, almeno per l’Italia. Per la realizzazione della sua città della musica, il Re dei Sorcini chiede aiuto ai suoi fan, lanciando di fatto una campagna di crowdfunding ante-litteram. Obiettivo fissato: 3 miliardi di lire. Il cantautore romano cerca di raggiungerlo con una serie di iniziative che spingono il suo pubblico a mettere mano al portafogli, dal mini album “Passaporto per Fonopoli” (che contiene anche la tessera d’iscrizione alla città della musica – oggi un oggetto di culto per i fan di Zero, che ancora la custodiscono gelosamente, continuando a credere, proprio come il cantautore, che prima o poi quel progetto diventerà realtà) a concerti. Già nel 1995 Renato Zero annuncia di aver raccolto un miliardo e mezzo di lire: “Fonopoli non sarà soltanto un auditorium, sarà un luogo di incontro anche per i musicisti. Non ci frequentiamo più, abbiamo perso l’abitudine al confronto. Io vorrei stanare i miei colleghi, sottrarli alle paure, alla solitudine, alle chiusure verso il mondo: non le capisco”, dice in un’intervista a La Repubblica. E ancora: “Se il progetto Fonopoli non andrà avanti io smetterò di cantare dal vivo. Fino a che i 35 mila associati non avranno il loro spazio, questo sarà il mio ultimo tour. Per me Fonopoli è una creatura, è come un figlio, vederlo morire sarebbe un dolore troppo grande”.

Il supporto di amici e colleghi, da Proietti a Morricone
Zero contava di inaugurare la sua città della musica già nel 1995. Nei piani iniziali, la struttura – a forma di coccodrillo, “perché è come i giovani, tranquillo finché non vai a stuzzicarlo” – doveva sorgere vicino alla tangenziale ovest di Roma: “Fonopoli sarà una nuova speranza per quelli che non ne hanno più, piano piano le costruiremo attorno altre attività oltre allo spettacolo. Diventerà una cooperativa, produrremo oggetti, conserve, marmellate”, anticipa il cantautore, che raduna attorno a sé amici e colleghi come Gigi Proietti, Vittorio Gassman, Ennio Morricone, Raffaella Carrà. A supportare il progetto ci pensa il sindaco di Roma Francesco Rutelli, salito in Campidoglio proprio nel 1993: “Fonopoli è stata possibile grazie soprattutto a questa giunta comunale. Non che le prime fossero da meno, ma forse erano dissanguate da gestioni passate. La costruzione dovrebbe iniziare la primavera prossima, per l’estate Fonopoli dovrebbe essere terminata”, spiega Zero ancora nel ’95, facendo sapere di voler affidare il palinsesto della città delle arti a un collegio di personaggi della cultura e dello spettacolo. Qualcosa però va storto e già nel ’96 il Re dei Sorcini comincia a lamentarsi dei continui ritardi del Comune di Roma nel rilasciare i permessi per Fonopoli. L’anno seguente i quindici ettari del piano iniziale diventano tre e il progetto si sposta alla Magliana, una zona della Capitale sul Raccordo Anulare: “Che fatica. Ma entro due anni saremo davvero pronti: 3500 posti a sedere, tre spettacoli a sera di 40 minuti, magari un quartetto d’archi, un gruppo rock e, in chiusura, i comici”, dice Zero nel ‘97 in una nuova intervista concessa a La Repubblica.
Il primo mattone posato in diretta tv dalla Carrà
Nel ‘99 Fonopoli sembra essere davvero prossima a diventare realtà. Zero in persona posa il primo mattone sul terreno sul quale sarà – o avrebbe dovuto essere – costruita la città delle arti: “Oggi è un gran giorno. Volevamo una casa, per esprimere le nostre idee, per dare corpo ai nostri sogni. Volevamo un posto nostro, dove dare spazio ai giovani. Ora siamo qui, in terra di Fonopoli. Per stare insieme, ma anche per batterci. Contro chi non ci permette di vivere come vorremmo e, soprattutto, contro chi si ostina a vendere pillole che promettono felicità e mantengono soltanto la morte”, dice, rivolgendosi a fan e cronisti che seguono l’evento, peraltro trasmesso in diretta televisiva durante una puntata di “Carramba che Fortuna” di Raffaella Carrà. Tutto da rifare: il progetto viene bruscamente messo in stand-by, per motivi che non vengono chiariti. Nel 2001, in occasione della presentazione alla stampa dell’album “La curva dell’angelo”, il primo dopo cinque anni, Zero annuncia che se Fonopoli non si realizzerà in tempi brevi, entrerà in politica: “In questi giorni dovrebbe arrivare l’ultima risposta da parte di un imprenditore. Se anche questa sarà negativa vuol dire che scenderò in politica”. Il progetto Fonopoli viene nel frattempo sorpassato da un altro progetto, che invece diventa realtà: l’Auditorium Parco della Musica di Roma, progettato da Renzo Piano, viene inaugurato nel 2002 in zona Parioli, quartiere bene della Capitale, sette anni dopo l’inizio dei lavori. Sulle colonne del quotidiano Il Giorno Renato Zero si lascia andare ad una serie di amare riflessioni: “Ci andranno i soliti abbonati del centro, a riempire le poltrone di balocchi e profumi. Le periferie, al solito, stanno a casa. Sto a vedere a chi sarà concesso e penso a Fonopoli, progetto di territorio, fatto per i ragazzi delle periferie: per dare loro spazi, strumenti, scuola, lavoro”, dice il cantautore. Intanto il sindaco Rutelli cede la poltrona di primo cittadino a Walter Veltroni.

Il rapporto con politica e imprenditoria
Poi un altro colpo di scena. Sempre nel 2002 Zero rivela di volersi giocare un’altra carta per la sua Fonopoli, a dieci anni dall’annuncio del progetto: “Ho trovato un imprenditore immobiliare che forse può darmi una mano. Ma ho tempo fino ad ottobre, quando comunque scadranno i termini di presentazione, per venirne fuori. Altrimenti cercherò un’altra strada. Sono molto testardo. Non accetto le sconfitte, soprattutto quando cerco di fare qualcosa per gli altri. Per uno come me, arrendersi è un gesto inqualificabile”. Non smette di crederci, Renato. In una nuova uscita pubblica, pochi giorni dopo, annuncia: “I primi di settembre firmiamo l’accordo con un imprenditore che ha deciso di finanziare il progetto e, da parte del comune di Roma, abbiamo già ottenuto patrocinio e adesione all’iniziativa”. L’imprenditore porta il nome del costruttore Caltagirone: l’obiettivo è aprire le porte di Fonopoli entro il 2005, il costo si aggira intorno ai 15 milioni di euro. Proprio nel 2005 il sindaco Veltroni si dice intenzionato a dare una mano al cantautore, rendendo il Comune di Roma proprietario di Fonopoli (Zero ne mantiene la gestione). Ancora una volta sembra essere tutto pronto per l’inizio dei lavori della città e Zero arriva a scegliere anche i coach per le varie discipline (“Amici” di Maria De Filippi è già un fenomeno televisivo, che guarda alla scuola dove nel 1980 David De Silva aveva ambientato il film “Saranno famosi” diretto da Alan Parker, che lanciò Irene Cara), tirando in ballo personaggi come Raffaella Carrà, Carla Fracci, Gigi Proietti. Ma quando a Roma arriva il neosindaco Gianni Alemanno, dopo la decisione di Veltroni di lasciare l’incarico per guidare il Pd alle politiche, un piano di rientro dall’indebitamento pregresso del Comune varato dalla nuova giunta spinge il Comune a fare un passo indietro.
"Fonopoli è stato il mio buco nero"
Zero continua a portare avanti la sua battaglia, presentandosi pure dal primo cittadino con progetti legati a piani di fattibilità, ma niente. Nel 2019 dice: “Fonopoli è stato il mio buco nero”. Un giorno, poi, squilla il telefono di casa Fiacchini. Dall’altra parte c’è la sindaca di Roma Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle, che dopo aver vinto le elezioni nel 2016, decide di ricandidarsi. E parlando di Fonopoli manifesta la sua volontà di agevolare Zero: “Mi ha chiamato lei: ha molta stima di me. In questo momento storico in cui dobbiamo stringere la cinghia e cercare di non sperperare sarebbe anche interessante rivalutare una caserma abbandonata. Posso anche provare a porteggiare un industriale, un imprenditore – dice il Re dei Sorcini nel 2020 lanciando i tre dischi di inediti con i quali festeggia i suoi 70 anni – voglio fare Fonopoli e chiudere la bocca ai politici, anche a spese mie. Io ho provato ad avere il loro ausilio: oggi debbono rispondere della mancanza di certezze verso le nuove generazioni”.