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Sanremo 2022, Mahmood e Blanco: “Il nostro sguardo è verso un cielo senza limiti”

Con “Brividi”, pezzo con cui si presentano all’Ariston, e con la cover de “Il cielo in una stanza” di Paoli, la coppia di artisti si racconta attraverso sentimenti e paure. L’intervista.
Sanremo 2022, Mahmood e Blanco: “Il nostro sguardo è verso un cielo senza limiti”
Credits: Bogdan 'Chilldays Plakov

Si specchiano nel cielo. In quello di “Brividi” dove tentano di superare il disagio che provano quando amano senza riserve, ma non vengono capiti, e anche in quello de “Il cielo in una stanza” di Paoli, dove un azzurro immenso è il soffitto magico di un amore carnale e allo stesso tempo poetico. Mahmood e Blanco sono due artisti diversi, capaci di far combaciare i pezzi della propria musica come parti di un puzzle, raccontandosi attraverso i sentimenti. Da una parte c’è Alessandro, vincitore del Festival nel 2019, viaggiatore nel tempo, cantautore riflessivo e figlio della musica del mondo, dall’altra Riccardo, furioso e istintivo diavoletto della provincia che con il suo primo album “Blu celeste” ha iniziato a correre velocissimo. Due artisti giovani che, separati da undici anni, mettono in musica un pezzo che travalica l’idea di generazione e riguarda tutti.

Mi sembra che rimandiate al mittente qualsiasi previsione che vi vede fra i papabili candidati alla vittoria finale. È solo scaramanzia o tutto questo vi infastidisce?
Mahmood: “Ma da quando i papabili candidati poi vincono davvero? Io non ho mai creduto a queste previsioni. L’anno in cui ho vinto io neppure mia zia mi conosceva. Io non guardo le scommesse, non leggo i feedback semplicemente perché qui a Sanremo c’è tanto da lavorare. Vogliamo fare delle belle performance in tutte le serate, questo è quello che davvero conta. Il resto sono chiacchiere”.
Blanco: “Vogliamo l’adrenalina. Siamo qui per quello, per il brivido che hai quando si sale sul palco e ci si dimentica di tutto il resto”.

È questo il vostro modo di affrontare Sanremo?
Mahmood: “Sì, io lo vivo come fossi sulle montagne russe. È un sali-scendi costante di emozioni. Dopo le prime curve e discese in picchiata pensi: ‘le prossime le sentirò meno, ci sono abituato’. Ma non è così. Ce la si fa sempre addosso anche se ci si allena e si lavora duramente, anche se si ha esperienza. Ed è quello il bello. Non è retorica: è sempre un po’ come la prima volta”.

Ci saranno delle sorprese nella messa in scena live durante le serate?
Mahmood: “Io volevo sul palco un mangiatore di fuoco, ma non poteva, era occupato”.
Blanco: “Io ho esagerato sin da subito: speravo in un drago. L’ho richiesto, ma temo non ci sarà”.

Come nasce il brano?
Blanco: “Alessandro (Mahmood, ndr) era in studio da Michelangelo per lavorare. Anche io dovevo andare lì per registrare e così ci siamo incontrati, era da tempo che ci scrivevamo per cercare di beccarci e conoscerci. Una volta in studio, Michelangelo si è messo al piano, noi abbiamo iniziato a cantare ed è nato il ritornello di ‘Brividi’. Dopo non ci siamo visti per diversi mesi, ma abbiamo continuato a lavorare al pezzo. Io ho scritto la mia strofa a casa, in cantina. Lui in Sardegna. L’abbiamo registrata e la magia è scattata quando l’abbiamo fatta sentire ai nostri genitori. Ci hanno detto: ‘è bellissima’. E così ci siamo convinti ad andare a Sanremo con la benedizione delle nostre famiglie, che non sbagliano mai”.

Che cosa vi unisce e vi porta a cantare il pezzo insieme?
Blanco: “Il ritornello è fondamentale. È il punto d’unione. A legarci c’è la stessa voglia e ricerca di espressione, che non è facile e anzi può essere sofferta. Abbiamo qualche anno di differenza, ma siamo allineati su tantissime questioni. ‘Brividi’ mette al centro un tema universale che riguarda tutte le generazioni, rappresenta per me tutti quei momenti in cui le emozioni ci rivelano per quello che siamo davvero, ci mettono a nudo. Il brano racconta di uno stato d’animo che riesco a esprimere solo cantando”.
Mahmood: “Il tema del brano, che poi è quello che ci unisce, è universale. Vogliamo trasmettere un senso di libertà e di superamento delle inadeguatezze. Il punto in comune fra la canzone in gara e la cover, ‘Il cielo in una stanza’ di Gino Paoli, è proprio il cielo. Un cielo senza limiti, un ‘cielo di perle’ in cui immergersi e sognare. A unire me e Riccardo (Blanco, ndr) c’è anche una sorta di disagio: quello che si prova quando vuoi amare al massimo, ma non vieni capito. Con ‘Brividi’ si sono incrociate le nostre menti e i nostri stati d’animo: una frase mia, una frase sua, una frase mia, una frase sua. E via così: la canzone ha trovato la sua forma”.

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Nel mondo urban, quando si fanno delle cover, capita anche di aggiungere delle strofe proprie.
Mahmood: “Su un brano come ‘Il cielo in una stanza’, per me, sarebbe un sacrilegio. È perfetta così”.
Blanco: “Amo Gino Paoli, il suo modo di raccontarsi attraverso i sentimenti. Mi suscita vibes incredibili. Quel pezzo non si tocca”.

Mahmood, portare una storia completamente diversa da quella di “Soldi”, con cui vincesti, come ti fa vivere questo Festival?
Mahmood: “Con grande stupore. Infatti non riesco a dare veri e propri consigli a Blanco. Sul palco si sente qualche cosa che non si può spiegare”.
Blanco: “Un aspetto che Alessandro mi trasmette è quello della passione”.

La vostra collaborazione si esaurirà con questa canzone?
Blanco: “Stiamo pensando di fare un figlio (ride, ndr)”. 

Chi vi ha incuriosito fra i concorrenti?
Blanco: “Posso dire chi è il mio preferito? Gianni Morandi. È il numero uno. Ogni volta che compare porta una ventata di allegria e felicità meravigliosa stemperando la tensione”.
Mahmood: “Un’energia di altri tempi”.

Blanco, come ha reagito il tuo pubblico quando sei stato annunciato nel cast?
Blanco: “Alla grande. Non me lo aspettavo. Negli anni la manifestazione si è aperta molto, suscitando interesse anche fra i giovanissimi. Un grande ricordo che ho di Sanremo è proprio la vittoria di Alessandro. Il suo volto incredulo. Fu una grande serata. E ora sono qui con lui”.

In “Brividi” affrontate anche il tema della “paura”.
Mahmood: “Sì, parliamo di ‘un mare in cui non si tocca mai’ che è proprio quel momento in cui ci si esprime, si ama totalmente, ma non si viene capiti. È la paura di amare qualcuno senza essere compresi, ricambiati. Una paura che può portare a spegnere una persona perché non è in grado a comunicare chi è per davvero. I ‘Brividi’ arrivano quando si è in quella fase tormentata. Ma la canzone punta verso una libertà universale, rappresentata anche dal cielo, in cui si può tentare il superamento di questi ostacoli”.

È questa oggi la vostra più grande paura?
Blanco: “Non solo. Ti rispondo anche con qualche cosa di più pratico: io vorrei realizzare il mio tour. Quando l’ho annunciato ero felice, era il coronamento del mio primo disco. Ma poi la paura per il Covid ha preso il sopravvento. È un’emergenza importantissima e delicata, ma negli altri Paesi vedo reazioni diverse: la cultura e la musica sembrano più tutelate. Qui in Italia vince una grande incertezza e questo mi spaventa. Ho iniziato a fare musica proprio per vivere l’energia di un concerto. Se ci tolgono questo, ci tolgono tutto”.
Mahmood: “Tutto verissimo. A me manca anche andare ai concerti degli altri. Saltare, ballare, vivere una serata sotto un palco”.

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