Ornella Vanoni e il suo amore per Gino Paoli

Sulle pagine del Corriere della Sera è stata pubblicata una intervista alla quasi 87enne Ornella Vanoni – gli anni li compie il prossimo 22 settembre – a firma Aldo Cazzullo. La cantante milanese ha ripercorso i vari passi della sua vita, parlando delle sue canzoni, delle sue relazioni amorose, dei colleghi e delle colleghe, di ciò che ha imparato lungo una vita lunga ed intensa, fino alla sua collaborazione nel brano dello scorso mese di luglio di Colapesce e Dimartino "Toy boy". Del duo dice: "Tristi. Però la tristezza è la loro forza. "Toy boy" nasce da un'idea di Guadagnino, il regista. Mi sono divertita a interpretare il personaggio vestito di nero con la veletta. Ridere oggi è così difficile..."
A seguire riportiamo il domanda e risposta che riguarda il suo amore per il coetaneo Gino Paoli, conosciuto quando si stava per sposare, era il 1960, con l'impresario teatrale Lucio Ardenzi, un matrimonio che finì nel 1965.
Domanda: Prima del matrimonio incontrò Gino Paoli.
"Lo sentii nella casa discografica suonare "Il cielo in una stanza". Chiesi chi fosse, mi risposero: 'Un frocio che fa canzoni orrende'. Strano, mi dissi: suonava maluccio, ma la canzone mi era parsa stupenda. Così cominciai a frequentarlo".
Cosa facevate?
"Lunghe passeggiate. Gino non aveva i soldi neanche per il biglietto del tram; così andavamo sempre a piedi, io gli trotterellavo dietro con i tacchi a spillo, sfinita. Fino a quando, appoggiati a un muretto, gli chiesi: 'Ma tu sei frocio?'. Rispose: 'No, perché?'. E io: 'Mi avevano detto così'. E lui: 'A me invece hanno detto che tu sei lesbica, canti male e porti male...'. Siamo scoppiati a ridere. E ci siamo dati il primo bacio".
Perché quelle maldicenze?
"Perché eravamo diversi. Ma Gino ne era felice: 'Io li lascio dire, e poi gli scopo le mogli'".
Neanche di Paoli era gelosa?
"Gelosissima. Non c'era mai. Sposato, sempre in giro. Uscivamo di casa ognuno con una borsa di gettoni e stavamo ore al telefono. Ora lui mi dice: 'Ornella, ti ricordi le risate?'. Ma quali risate, io soffrivo da morire. Sposai Ardenzi, ma ero ancora innamorata di Gino".
Per lei Paoli scrisse "Senza fine", colpito dalle sue "grandi mani".
"Ero abituata al circuito colto. Ma in piazza Beccaria vedevo i cantanti felici, con le decapottabili, e mi dissi: voglio fare le canzonette anch' io. È stata dura, e non solo perché non ero abituata al microfono con il filo e prendevo la scossa. Venivo dal teatro, ero considerata snob, fredda. Dovevo colmare la distanza tra me e il pubblico".