Jimi Hendrix e la migliore cover di tutti i tempi

Ogni volta che si parla di Jimi Hendrix si cita il fatto che è stato uno dei più grandi chitarristi rock di sempre e ci si dimentica troppo spesso che il musicista scomparso a soli 27 anni il 18 settembre 1970 era anche l'autore dei brani che interpretava. Nei suoi album sono state incise solamente due cover.
Anche se la carriera di Jimi Hendrix deve moltissimo a "Hey Joe", brano composto nei primi anni Sessanta da Billy Roberts. Fu proprio dopo averlo visto darne la sua versione al Cafe Wha? di New York, che il bassista degli Animals Chas Chandler, molto impressionato dalla maestria sul palco del mancino di Seattle, si offrì di gestirlo e di produrre i suoi dischi in Inghilterra, la nazione dove Hendrix fece fortuna.
A proposito di cover, si diceva. Nella tracklist della edizione britannica del suo primo album "Are You Experienced", pubblicata nel maggio 1967, "Hey Joe" non era inclusa (mentre lo era nell'edizione americana uscita tre mesi più tardi). Anche nel secondo disco, "Axis: Bold as Love", uscito nel dicembre 1967 non compaiono brani scritti da altri. Le uniche cover incluse in un album di Jimi Hendrix sono contenute nel terzo e ultimo capitolo discografico della Jimi Hendrix Experience "Electric Ladyland", e sono “Come On” di Earl King e "All Along the Watchtower" di Bob Dylan. E pure nell'album dal vivo pubblicato con la Band of Gypsys di cover non v'è traccia.
"All Along the Watchtower" da molte parti è considerata la più grande cover mai eseguita ed è, senza dubbio, la più grande cover mai fatta di una canzone di Bob Dylan. Questa canzone ha segnato anche il più grande successo come singolo di Jimi Hendrix negli Stati Uniti, dove non riscuoteva il medesimo successo che aveva in Gran Bretagna, raggiungendo una assai modesta posizione numero venti della classifica.
Bob Dylan, dal canto suo, amava molto la "All Along the Watchtower" di Hendrix e ha riconosciuto il dato di fatto che lo sfortunato chitarrista ha trasformato la sua canzone - pubblicata nell'album "John Wesley Harding" nel dicembre 1967, in un inno senza tempo e per questo motivo non poteva che essergli grato.