Il meglio del 2020, secondo Marco Di Milia

Che il 2020 sia stato un meteorite impazzito cascato un po’ tra capo e collo delle nostre esistenze, sconvolgendole per lasciare tutto in standby in attesa di tempi migliori, potrebbe suonare alquanto scontato, eppure in questo periodo di forzata sospensione sono state messe in moto idee, intuizioni, dinamiche e riflessioni tutte nuove. Perché anche nell’annus horribilis, a guardar bene, di bellezza qua e là, ce n’è stata eccome, anche se l’hai vissuta quasi sempre tarato col fuso orario di Belo Horizonte.
1. Miglior album
Flaming Lips - American Head
Dodici mesi scanditi da uscite importanti e rinvii eccellenti. Nell’anno buono di Springsteen, Dylan e McCartney, giovani promesse e venerabili maestri hanno dato ritmo alla quotidiana incertezza del 2020, raccontando paure, moltitudini, impressioni e moderni incanti. Phoebe Bridgers, Matt Berninger, Dream Syndicate, Fiona Apple, Fleet Foxes e Taylor Swift addirittura con due album. E su tutti, una band che vive nel confinamento di un’altra dimensione temporale si trova a scomporre il nuovo isolamento del mondo intero.
2. Miglior serie tv
The Last Dance
Una docu-serie sull’ultima stagione dei Chicago Bulls dei record, intitolato come un brano di Neil Young e “Sirius” degli Alan Parson Project a sottolineare i momenti più epici. Sua airness Michael Jordan, Scottie Pippen e anche Dennis Rodman con i Pearl Jam. Non serve aggiungere altro.
3. Miglior live
Smoke Fairies live from De La Warr Pavillion 8.11.2020
I live streaming sono altro rispetto ai concerti dal vivo, ovviamente, ma hanno raccontato gran parte del nostro presente come poche altre manifestazioni di entertainment sono riuscite a fare. Un modo diverso di portare in scena la musica, messo in risalto da un’esibizione intima e solitaria in una location suggestiva con le chitarre acustiche e l’intreccio delle voci di Katherine e Jessica da Chichester, al solito evocatrici di vecchio blues e mitologia inglese.
4. Miglior libro
Maurizio Blatto - Sto Ascoltando Dei Dischi
La meraviglia che passa negli occhi di chi riesce a confondere il pop con la realtà, in una storia carica di avventure esistenziali e ossessioni discografiche. Tutta la grande bellezza colta da eterni sognatori, accumulatori seriali e completisti impenitenti, felici e soddisfatti nel ritrovare ogni volta quel sensuale piacere che si prova scartando un nuovo vinile, mentre quella maglietta sbrindellata degli Smiths che ha preso parte a centinaia di concerti proprio non si riesce a smettere di indossarla.
5. Miglior WTF
Eurovision: Europe Shine a Light
L’Eurovision Song Contest trasformato per necessità in un inedito Europe Shine a Light, un varietà in regola con le disposizioni anti-Covid, dove a mancare è stato di tutto, dallo show, alla competizione, passando però anche per le canzoni, sostituite da messaggi motivazionali e brevi frammenti di ciascuno dei 41 brani partecipanti sparsi in quasi tre ore di misterioso format televisivo. Peccato, di far rumore c’è sempre un gran bisogno.
Bonus track:
Le brutte intenzioni, la maleducazione etc. Si finisce ritornando al punto di partenza, da dove quasi tutto è cominciato.