Fairport Convention: guida all'ascolto di "What we did on our holidays"
FAIRPORT CONVENTION: WHAT WE DID ON OUR HOLIDAYS
Island, gennaio 1969
I Fairport Convention uniscono la musica tradizionale inglese alla musica Folk americana e sullo stesso piano con il Blues e il Rock. Una scorsa alla tracklist ci dà immediatamente conferma di quanto questa miscela sia fuori dal comune. "What We Did on Our Holidays" si apre con un brano di Sandy Denny, che da poco si era unita al gruppo, in una composizione senza dubbio dal sapore piuttosto tradizionale. In un lampo l’atmosfera muta radicalmente e si passa a un Boogie dedicato a Bruce Lacey e alle sue macchine fantastiche, che diventano anch’esse parte dell’accompagnamento sonoro, in una parentesi che va ben oltre il rumorismo. Il terzo brano è un valzer, che si chiude con un breve assolo di sitar. Sui rumori in sottofondo di una chiesa, Richard Thompson imbraccia l’acustica con il bottleneck e due voci intonano in humming un tema che riporta immediatamente alla memoria Blind Willie Johnson…
Delle monete cadono a terra e inizia il quinto brano, un up-tempo in 3/4 in puro stile Thompson. Il primo lato dell’LP si chiude con un tributo a Bob Dylan, “I’ll Keep It with Mine”, che all’epoca era noto solo nella versione di Nico. Il secondo lato si apre con un omaggio all'allora recentissimo album d’esordio di Joni Mitchell. Segue “Nottamun Town”, brano medievale inglese, la cui melodia era stata recuperata precedentemente da Dylan per creare “Masters of War”. Dopo un altro pezzo in puro stile Thompson (drone + riff minimale), la band rilegge, con colorazioni orientali (ricordiamo che Richard Thompson era stato ospite in ““Mercy, I Cry, City” dell’Incredible String Band) un altro brano tradizionale, “She Moves Through the Fair”. Segue una ballata di Thompson che ben presto diventerà una sorta di sigla della band. Quindi Simon Nicol chiude questo splendido viaggio con un piccolo, intimo assolo di chitarra acustica, carico di nostalgia. Non c’è che dire, i Fairport Convention ne hanno fatte davvero parecchie di cose durante le vacanze…
Enrico Merlin
Questa scheda è tratta da "1000 dischi per un secolo. 1900-2000", di Enrico Merlin (Il Saggiatore), per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
Enrico Merlin, musicista e musicologo, nella composizione e scrittura del volume ha cercato di tracciare la storia della musica occidentale registrata, attraverso la selezione di 1000 opere sonore che fossero innovative in almeno uno dei sei parametri di cui la musica è composta: melodia-armonia-ritmo-timbro-dinamica-espressività. Per ognuna di esse ha realizzato una sorta di guida all'ascolto in cui vengono raccontate le motivazioni per cui quel disco è di fatto una pietra miliare. Mancano diversi dischi famosi, mentre vi sono opere seminali, ma di nicchia, che malgrado uno scarso successo di pubblico hanno lasciato un segno profondo in altri artisti contemporanei o successivi. Le schede non sono quindi delle recensioni, quanto piuttosto dei suggerimenti d'ascolto, dei trampolini di lancio per andare alla scoperta di nuovi mondi sonori e, perché no, trovare qualche conferma.
