Enrico Ghedi (ex Timoria): 'Torno alla musica dopo un periodo buio'
"E' incredibile che stia succedendo tutto proprio nel 2020": per una serie di circostanze l'anno al quale fa riferimento il quinto album dei Timoria - al quale Rockol ha dedicato qualche giorno fa uno speciale per celebrarne il venticinquesimo anniversario della pubblicazione - è estremamente importante per Enrico Ghedi, il "Maestro" che dopo un periodo di lontananza dalla musica - durante i quali si è cimentato con profitto e soddisfazione nella poesia, pubblicando le sue opere negli USA con la prestigiosa City Lights Bookstore fondata da uno dei padri della beat generation, Lawrence Ferlinghetti, e nella conduzione della sua azienda di cyber security - è tornato al suo primo amore lavorando a un progetto di respiro internazionale che potrebbe concretizzarsi in una nuova pubblicazione già entro il prossimo mese di dicembre. "Poi è arrivato il Covid e ci ha rovinato la festa", ci ha spiegato lui, costretto a lavorare con i suoi collaboratori da remoto, "Ma non faccio fatica ad ammettere di essere rinato: la ritrovata pace interiore dopo un periodo di crisi mi ha riportato a essere più creativo che mai".
"E' un progetto nuovo, molto particolare", chiarisce lui: "Un progetto, non un disco solista, perché sto lavorando con un team di musicisti da tutta Europa, tutte persone in gamba, preparate, sensibili e intelligenti, perché sono stanco dei problemi causati dall'ignoranza. Ci sono pezzi cantanti in lappone, inglese, francese e italiano. Musicalmente c'è dall'indie rock alla chill-out".
Ghedi era sparito dai radar del grande pubblico dopo la fine della band - mai formalizzata ufficialmente - che lo fece conoscere al grande pubblico: il gruppo, all'epoca, parlo di una "pausa a tempo indeterminato" - dell'avventura con i Timoria, avvenuta nel 2003: "Con Omar [Pedrini] ho un rapporto che definirei senza problemi fraterno: quando c'è stato da sciogliere il gruppo, lui in pratica ha dato mandato a me di gestire la situazione", racconta Ghedi, "Poi ci sono stati i problemi di salute suoi e di Carlo Alberto [Pellegrini, "Illorca", il bassista"], e io ho sofferto di depressione". La svolta, dopo tanti anni, arriva a fine 2019: "Il 2 dicembre scorso sono andato, senza farlo sapere a nessuno, al concerto di Omar al Fabrique di Milano. Ho voluto fargli una sorpresa, non c'era niente di preparato. Volevo solo che mi vedesse tra il pubblico. Poi lì, sui due piedi, è nata l'idea di eseguire 'Sangue impazzito' insieme ai Le Vibrazioni. E' stata quella la scintilla che mi ha fatto tornare alla musica: mi ero dimenticato di quanto fosse bello stare su un palco".
Il ritrovato slancio di Ghedi si è dimostrato più forte dell'emergenza sanitaria che ha sconvolto il mondo intero: "E' arrivato il lockdown per via del Covid e insieme è arrivata l'ispirazione", racconta l'artista, "Sono un imprenditore, ho una solida azienda di sicurezza informatica con la quale collaboro anche con le Procure, ma dopo il lavoro, tutte le notti tiravo, le quattro del mattino suonando. Ogni sera avevo un'idea nuova. L'ispirazione è sgorgata in modo del tutto naturale".
"Questo sarà un disco difficile, complesso, e non sarà facile portarlo in giro dal vivo, ma sarà senza dubbio importante", spiega a proposito del progetto, anche in fieri ma già ben definito: "E' un disco sperimentale, straordinario, che deve rappresentarmi in tutto e per tutto: lo devo a chi mi ascolta. Faccio fatica a credere che stia succedendo proprio adesso".
L'anno citato nel quinto album del suo ex gruppo, del quale pochi giorni fa abbiamo celebrato il venticinquesimo anniversario della pubblicazione, implica una riflessione sulla band in tempo condivisa con Francesco Renga, Omar Pedrini, Carlo Alberto Pellegrini e Diego Galeri: "I Timoria sono come un foglio strappato: l'armonia che avevamo allora non è più possibile ricrearla, e per quanto mi riguarda è proprio quello il bello", riflette Ghedi riguardo un'eventuale reunion, auspicata più volte dai fan. "I fan ce lo chiedono molto spesso, oggi più che mai, perché dopo tanti anni siamo stati storicizzati, indiscutibili, ma ormai siamo cresciuti, siamo cambiati, siamo persone diverse da quelle che eravamo allora. Però non so, magari un domani capiterà: si dice che servano otto giorni per innamorarsi, e se mai dovesse scattare qualcosa non escludo che possa ricapitare. Ma se accadrà dovrà accadere in modo del tutto spontaneo, perché altrimenti - inevitabilemente - non funzionerà".