
Due anni dopo il successo di "Faccio un casino" Coez torna con un nuovo album, "È sempre bello". Frutto della rinnovata collaborazione con Niccolò Contessa (I Cani), che è tornato a lavorare con il cantautorapper romano dopo averlo già affiancato come direttore artistico del disco precedente (c'era il suo zampino nelle due hit dell'album, la title track e "La musica non c'è"), "È sempre bello" è stato anticipato dall'omonimo singolo e contiene dieci canzoni che vedono Coez chiudere certi cerchi aperti dieci anni fa con "Figlio di nessuno", il suo primo album solista, quando giocava ancora a fare il rapper duro e spietato nei Brokenspeakers (una delle crew più rispettate dai seguaci della scena hip hop capitolina) e aprire un nuovo capitolo della sua carriera. Lo abbiamo ascoltato:
Dopo aver giocato con "Faccio un casino" a esagerare i due poli opposti, il rapper e il cantautore, qui Coez prova a unirli di nuovo, riprendendo per certi versi il discorso già avviato nel 2013 con "Non erano fiori", l'album prodotto da Riccardo Sinigallia che ha segnato uno spartiacque nella sua carriera. Stavolta, però, porta tutto a un livello superiore, una dimensione in cui le due identità si sovrappongono e i muri che fino a poco fa separavano il rap e la canzone scompaiono. Un po' come l'aeroplano alla fine del disco, che alzandosi in volo scompare dai radar e fa perdere le sue tracce, puntando verso lidi sconosciuti: il passato alle spalle, un capitolo nuovo, tutto da scrivere.