Lucio Dalla, la storia di “Futura” (1980). ASCOLTA

“Futura” di Lucio Dalla (musica e parole di Lucio Dalla)
«È come fare l’amore con Claudia Schiffer; a un certo punto lei non c’è più e al suo posto ti trovi un pastore tedesco». Così Lucio Dalla descrive la rottura traumatica con il poeta Roberto Roversi. «Per questo ho deciso che da quel momento i testi li avrei scritti solo io». Nascono così canzoni eterne come l’ecologista “Com’è profondo il mare”, l’esistenzialista “Quale allegria”, l’adolescenziale “Anna e Marco”, la confidenziale “L’anno che verra”̀, la solidale “Balla, balla ballerino”, la struggente “Cara”.
E poi c’è la chiromantica “Futura”, che sboccia da un viaggio di Lucio a Berlino, ancora ai tempi del Muro. Dalla si fa portare in taxi al famigerato Check Point Charlie, si siede su una panchina e si accende una sigaretta. Pochi minuti dopo arriva Phil Collins (in tournée in Germania con i Genesis), si siede vicino e i due fumano senza scambiarsi una parola. «In quella mezz’ora scrissi la storia di questi due amanti, uno di Berlino Est, l’altra di Berlino Ovest, che progettano di fare una figlia chiamata Futura».
Diventa il brano simbolo della discografia di Lucio Dalla (63 album, di cui 22 in studio), grazie anche a una musica che restituisce emozione, in certi punti anche violenza, a ogni singola parola, sullo sfondo di una guerra fredda che stride con la passione dei due giovani tedeschi: “I russi, i russi, gli americani / no lacrime, non fermarti fino a domani / sarà stato forse un tuono non mi meraviglio / è una notte di fuoco / dove sono le tue mani / nascerà e non avrà paura nostro figlio”. La ricantano tutti, perfino Calcutta trentotto anni dopo, nel marzo 2018, a sei anni esatti dalla morte di Lucio quasi a invocarne l’eredità “futura”.
Estratto da "I migliori anni della nostra musica. Un secolo di cantautori in 200 canzoni" di Federico Pistone, Arcana edizioni. (C) Lit edizioni di Pietro D'Amore s.a.s. Per gentile concessione
