Donato Zoppo, "Amore, libertà e censura. Il 1971 di Lucio Battisti", Aereostella, 2011, 325 pp.
Una cosa che in Italia si vede purtroppo raramente sono i saggi dedicati a un singolo disco. Quello di Zoppo è una piacevole eccezione. In attesa del suo nuovo “Il nostro caro Lucio. Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana”, che esce nel settembre 2018, sarà bello immergersi in questa indagine certosina e approfondita tra archivi giornalistici dell’epoca, pubblicazioni critiche su Battisti, interviste ai collaboratori dell’epoca, non solo musicali, ma anche televisivi. Si parla di censura perché ne furono oggetto il disco “Amore e non amore”, prima grande sperimentazione battistiana, e in particolare il singolo “Dio mio no”. Zoppo ricostruisce benissimo il clima di quegli anni: le pagine dedicate alle modalità con cui operava la censura in Rai sono pura e semplice storia di costume, e fanno testo anche in campo storiografico. Si segnalano il piccolo scoop sugli orientamenti ideologici di Battisti, sorprendenti per molti, e il tentativo di dare una risposta alla vexata quaestio se “Amore o non amore” sia o no da considerarsi prog.