
Arcade Fire, Jeff Tweedy, Bonnie Raitt, Taj Mahal, Emmylou Harris, Gregg Allman, Glen Hansard e altri rendono omaggio a una delle grandi voci del gospel-soul. È la registrazione di un concerto per i 75 anni di Mavis Staples che si tenne nel novembre 2014. Per capire dove stanno le radici della musica che ascoltiamo ogni giorno e magari depurarsi dall’overdose di voci filtrate da Auto-Tune.
Quando chiama una dei «grandi guerrieri gospel del dopoguerra», per usare un’espressione di Lauryn Hill, musicisti raffinati, rocker, cantautori di Americana e pop star milionarie rispondono. Sono tutti qui, radunati attorno a Mavis Staples, al fervore del suo canto, al richiamo delle radici gospel della musica americana in un disco dal vivo che è per metà raccolta di duetti e per metà tributo. Ed è, anche, il ricordo di un’epoca – gli anni ’60 – in cui fede e consapevolezza razziale si saldavano. Come diceva Pops Staples, padre di Mavis e leader degli Staples Singers, “quel che Martin Luther King predica noi lo possiamo cantare”.