Luca Barbarossa è l’autore di una breve lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica in cui invita i suoi colleghi a disertare il prossimo Festival di Sanremo. “Detto da me è strano, ma credo che Sanremo dovrebbe essere disertato come una di quelle aste di immobili supervalutati e da ristrutturare”, scrive Barbarossa. “Se dovrà essere salvato si dovrà partire dal silenzio di cantanti e autori. Si lo so, sono un ingrato, perché sul palco dell’Ariston ho debuttato, sono tornato più volte, ho perfino vinto come autore e come interprete, insomma ho già dato. Ma contrariamente a tanti detrattori, io provo un notevole affetto per la gloriosa e contraddittoria storia del Festival. Oggi leggo di regolamenti, categorie, direttori artistici scelti non si sa bene per quali meriti, la vergogna delle partecipazioni a pagamento, Ma io mi chiedo perché le canzoni non le scelgono Dalla o Paoli, Migliacci o Pino Daniele, Baglioni o Morricone? Perché invece non si lavora sulla ricerca di nuovi talenti nella musica dal vivo? Lo svilimento dei contenuti è generalizzato, il marketing offusca la ricerca del bello, ed io resto della convinzione che il bello fa audience. Certo bisogna fare un po’ più di fatica a cercarlo, ma non ci si deve arrendere. Scusate lo sfogo di un canzonettaro innamorato del suo futile mestiere”. (Fonte: La Repubblica)
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