Sono passate parecchie primavere dall’uscita di “Costello music”, album che nel 2006 ha consacrato la fama dei Fratellis. A seguire ci sono state una serie di hit ben acclamate, svariate stroncature, periodi di pausa e ricongiungimenti, mentre nella mente di tutti, amanti del genere o meno, continua comunque a ronzare il motivetto di “Chelsea dagger”. Bisogna essere onesti sul fatto che la creatività e la capacità di reinventarsi non sia proprio il punto di forza della band di Glasgow, ma vale sempre il buon vecchio “vedere per credere”, e l’esperienza dal vivo serve a ricordare che l’energia di sicuro non manca.
Il Fabrique fatica a riempirsi, tuttavia il richiamo di un inatteso “Can-can” raduna i presenti intorno al palco. I Fratelli(s) Jon, Barry e Mince corrono sul palco e, senza quasi dare tempo al pubblico di applaudire il loro ingresso, esordiscono con il rock’n’roll dal sapore anni ’50-’60 di “Baby don’t you lie to me”: i volumi della voce sono leggermente più bassi rispetto agli strumenti, ma l’effetto di sottotono viene schivato grazie alle armonie della tastiera e all’effervescente groove della batteria di Mince. Suonano subito “Henriette” – inaspettata in questo punto della scaletta – e la resa dal vivo conquista i presenti: Jon sembra interpretarla recitando, e i coretti della versione studio vengono sostituiti da piccoli riff di chitarra e dalla voce degli appassionati. In live l’intro di “Halloween blues” rende ancora più marcati i richiami rock’n’roll, e i suoni potenti degli intermezzi strumentali fanno ballare tutti. È di grande effetto l’esecuzione di “Flathead” con l’armonia delle voci, un po’ in stile doo-wop. Più dolce invece è l’andamento di “Impostors”: si crea un’atmosfera scanzonata che tocca in seguito il suo apice con “Whistle for the choir”. Lo spettacolo procede a ritmi serrati, complici la caparbietà del gruppo e la loro predilezione per l’esprimersi attraverso la musica più che con le parole. Jon rompe il silenzio tra un pezzo e l’altro: il panama che indossa gli copre gli occhi, ma non nasconde il sorriso mentre racconta la storia del loro primo inedito, suonato insieme in un bar a Glasgow, “Got ma nuts from a hippy”. Durante tutto il concerto, il gruppo utilizza spesso l’espediente di abbassare la dinamica dei pezzi a metà dell’esecuzione per tornare poi carichi sui finali, con un effetto che coinvolge molto il pubblico, brano dopo brano.
Si allunga il finale su “Until she saves my soul”, e i Fratellis escono ringraziando. Il pubblico non molla e si alzano a gran voce i cori di “Chelsea dagger”. Il trio, preceduto dal tastierista, rientra quindi per un bis carico e gustoso, e dopo l’esecuzione di “This is not the end of the world” e della loro più grande hit, chiudono lo show con una piccola coda, la cover dal sapore vintage del brano anni ‘60 “Runaround Sue”.
(Vittoria Polacci)
SETLIST:
Baby don’t you lie to me
Henrietta
Halloween blues
Flathead
Impostors (Little by little)
She’s not gone yet but she’s leaving
A heady tale
Whistle for the choir
For the girl
Me and the devil
Desperate guy
Got ma nuts from a hippy
Acid Jazz singer
This old ghost town
Everybody knows you cried last night
Dogtown
We need medicine
Baby Fratelli
Until she saves my soul
BIS:
This is not the end of the world
Chelsea dagger
Runaround sue