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Sananda Maitreya, un disco per combattere chi ci ruba il futuro – INTERVISTA (2 / 3)

Sananda Maitreya, un disco per combattere chi ci ruba il futuro – INTERVISTA

L’idea gli è venuta osservando i figli guardare i film di supereroi e della saga di “Guerre stellari”. In fondo, dice, “raccontano tutti la stessa storia, e cioè che l’eterna battaglia fra Bene e Male si combatte sul campo del controllo delle coscienze. Viviamo in un tempo in cui il futuro non esiste più. Il tempo si è come ripiegato su se stesso, viviamo in un eterno presente. E quando il tempo è così compresso la gente non riesce più a esprimere pensieri, ma semplici istinti. Dobbiamo sforzarci di andare oltre i limiti che ci impongono, risvegliare le coscienze, trovare un mondo nuovo. Non ci sarà bisogno di combattere. Il cambiamento arriverà quando si formerà una massa critica nella coscienza collettiva. Il compito dei media è presentare e riflettere i valori della società, il lavoro dell’arista è metterli in dubbio”.

Sananda Maitreya vive stabilmente a Milano con la moglie italiana e due figli. “Non voglio lasciarli da soli per troppo tempo, perciò ancora non so quanti concerti farò. Presto annunceremo qualcosa sul sito. Di certo sono uno che deve continuamente fare musica. Senza impazzirei. Ho già in mente il prossimo progetto, legato a questo. S’intitolerà ‘Prometheus & Pandora’”. Negli anni ’80 era stato Miles Davis, in un incontro all’Hotel Gallia del capoluogo lombardo, a predire all’allora Terence Trent’ D’Arby che un giorno si sarebbe stabilito a Milano. Oggi, messosi definitivamente alle spalle clamori e successi, Maitreya è un outsider che produce e distribuisce musica con cura artigianale. Ha confezionato “The rise of the Zugebrian time lords” quasi in totale solitudine nel suo nuovo studio milanese, suonando un numero impressionante di strumenti. “Fare tutto da solo è un modo per mettere nei progetti tutte le mie conoscenze e le mie aspirazioni. Oggi non ho scuse per non fare musica che esce direttamente dal mio cuore e dalla mia immaginazione. Per noi artisti fare musica è terapeutico, è un modo per trovare un equilibrio nel nostro carattere bipolare”.

(continua...)

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