
Verrà proiettato i prossimi 25 e 26 novembre nella sale italiane il documentario "David Bowie is", resoconto cinematografico della mostra incentrata sul Duca Bianco allestita al Victoria and Albert Museum di Londra nel 2013: il lungomentraggio, girato tra le sale dell'esposizione, mostra - con l'accompagnamento di venticinque canzoni estratte dal repertorio del grande rocker - spezzoni, fotografie, testi scritti a mano, storyboard per i video, bozzetti di costumi e scenografie che hanno caratterizzato la carriera dell'artista.
L'elenco dei cinema che aderiranno all'iniziativa è disponibile sul sito www.nexodigital.it.
Qui di seguito riportiamo il testo della prefazione scritta dai curatori della mostra per il volume/catalogo, edito anche in Italia da Rizzoli con il titolo "David Bowie è":
Mentre attraversavamo Londra, non molto tempo fa, ci siamo fermati all’incrocio tra Grove End Road e Abbey Road. Pur essendo sera, c’era ancora una trentina di persone, per lo più turisti, che gironzolavano intenti a scattarsi reciprocamente foto su quelle strisce pedonali. La maggior parte di loro non era ancora nata l’8 agosto 1969 quando, mentre Space Oddity, il primo successo di David Bowie, cominciava a scalare le classifiche, Iain Macmillan scattò la sua iconica fotografia dei Beatles. In una sola immagine egli immortalò non solo il gruppo e il loro studio di registrazione, ma creò anche un punto di riferimento e una metafora per il viaggio culturale che i Beatles offrivano alla gente di tutto il mondo.
Per Bowie non esiste un luogo altrettanto carismatico. La targa inaugurata nel 2012 in Heddon Street per commemorare la nascita di Ziggy Stardust riguarda solo un pezzo della sua carriera, ed è arrivata quarant’anni dopo l’evento. Inoltre, il centro di Londra è cambiato molto nel corso dell’ultimo mezzo secolo. La condizione di permanente espansione della capitale come città globalizzata riflette e testimonia i profondi cambiamenti che si sono verificati dai tempi della Soho di Bowie.
David Bowie è uno degli artisti di maggior rilievo degli ultimi cinquant’anni. Viene citato comefonte d’ispirazione da numerosi artisti e designer contemporanei e riconosciuto come uno dei performer più innovativi. È stato in prima linea nella rivoluzione della libertà di espressione individuale e ha venduto oltre 140 milioni di album. Di conseguenza, viene spontaneo definirlo come il musicista più importante della sua generazione, ma l’impatto della sua musica, del suo stile visivo e della sua presenza pubblica è andato oltre. La sua influenza nel vasto ambito dei concerti, della moda, dell’arte, del design e delle politiche identitarie continua a plasmare la cultura contemporanea nel suo senso più ampio.
Nei decenni dopo il 1945 un vigoroso spirito progressista è stato promosso da artisti come Bowie, che hanno canalizzato l’avanguardia trasformandola in un fenomeno di massa, senza comprometterne la forza sovversiva e liberatoria. Bowie rappresenta il filo rosso che collega Andy Warhol con Bertolt Brecht, William Blake, Charlie Chaplin, Antonin Artaud, Salvador Dalí, Marlene Dietrich, Philip Glass, Nietzsche, il glamour di Hollywood, il design, gli zatteroni, il cinema, la musica, Kurt Weill, Berlino, New York, Londra, Alexander McQueen, le Olimpiadi di Londra 2012, Jim Henson, gli atterraggi sulla luna, Kansai Yamamoto, Kate Moss e Marshall McLuhan.
Centinaia di migliaia di parole sono state scritte su Bowie in molte lingue, da considerazioni prudenti a risposte intuitive, e anche parole di rabbia e risentimento. Esistono già diverse biografie pubblicate, e continuano a uscire libri che analizzano la carriera di Bowie indagandola nel minimo
dettaglio. Nessuno di essi però ha illuminato e scavato in profondità nel The David Bowie Archive. È stata questa eccezionale collezione, accortamente accumulata nel corso degli anni e che attraversa l’intera carriera di Bowie, che ha tracciato la rotta per il presente libro e per la mostra del Victoria and Albert Museum. Entrambi cercano di collegare l’arte e la musica di Bowie, attraverso reperti come costumi oppure film, alla più ampia narrazione culturale rappresentata dalle collezioni del Museo.
Il catalogo musicale di Bowie, insieme al suo archivio, ci fornisce materiale fantastico per un’esposizione, ma solo in parte riesce a spiegare il ruolo iconico e la condizione di crescita continua dell’artista. La restante parte del quadro si trova nei cambiamenti del mondo intorno a noi e in noi stessi, il suo pubblico.
Victoria Broackes e Geoffrey Marsh