
Per celebrare i cinquant'anni dalla presentazione del primo modello di sintetizzatore Moog, Rockol ha chiesto ai più grandi interpreti italiani di questo strumento una testimonianza di prima mano. Questo il contributo di Roby Facchinetti.
"Fu grazie agli Emerson Lake & Palmer, in un primo momento, e a Rick Wakeman degli Yes, che conobbi questo strumento; il Moog è stato uno strumento assolutamente rivoluzionario: nel 1972, colpiti dalle sue potenzialità, decidemmo di recarci a Londra per acquistarlo direttamente presso il laboratorio di Robert Moog (visto che all'epoca non era stato ancora messo in commercio). Lo usai per la prima volta durante le lavorazioni dell'album 'Alessandra', il secondo pubblicato dai Pooh per l'etichetta discografica CBS, in particolar modo nell'introduzione di 'Noi due nel mondo e nell'anima': ed è stato forse proprio l'uso nel Moog nell'arrangiamento di quella canzone ad aver attirato la curiosità del pubblico e della critica, determinandone il successo.
Robert Moog è riuscito a sintetizzare delle onde per mezzo di alcuni oscillatori, creando delle sonorità straordinarie: a mio avviso, con la nascita del sintetizzatore Moog si è cominciata a fare musica elettronica con la 'e' maiuscola. Con la sua invenzione, Moog ha scandito il prima e il dopo della popular music (e non solo). Tuttavia, bisogna riconoscere un grave difetto di questo strumento: aveva bisogno di corrente elettrica stabilizzata (probabilmente, Moog aveva ignorato la possibilità di utilizzarlo anche dal vivo, nei concerti). Altra grave imperfezione: dopo molte ore di uso, l'accordatura cedeva. Insomma, era uno strumento decisamente più adatto per essere usato in sala d'incisione piuttosto che per essere usato durante i concerti dal vivo. Nel tempo, poi, Moog ha prodotto altri oscillatori che riuscivano a mantenere per più tempo l'accordatura, cercando di risolvere il problema.
