Bufala a Los Angeles. TMZ: 'Scott Weiland arrestato'. Ma era un sosia...
Anche la polizia, delle volte, sbaglia. Non tanto ad arrestare i criminali, quando a comunicarne le generalità alla stampa. E anche la stampa, abbagliata dallo scoop facile, sovente controlla troppo frettolosamente le fonti ansiosa di uscire con un titolo a tutta pagina.
Questo, più o meno, è successo nelle ultime ore, quando, a Los Angeles, si è iniziata a diffondere la voce secondo la quale Scott Weiland, ex leader di Stone Temple Pilots e Velvet Revolver, sarebbe stato tratto in arresto dalla polizia californana per furto e possesso di sostanze stupefacenti.
A riportare la notizia, per primo, è stato TMZ: secondo quanto riferito in un primo momento dal sito specializzato in gossip, il cantante sarebbe stato fermato - alla fine del mese scorso - da una pattuglia di Beverly Hills, che l'avrebbe trovato in possesso di alcuni rasoi usa e getta rubati in un locale minimarket grazie a una borsa anti-securizzazioni. Ad un perquisizione più approfondita, l'artista sarebbe stato trovato in possesso di metanfetamina, e quindi immediatamente arrestato.
Il portavoce dello sceriffo della contea certifica le generalità, e il caso - almeno agli occhi dei cronisti - sembra chiuso. C'è un però. Un però che si concretizza in un video, postato poco dopo il primo lancio della notizia sulla pagina Facebook della nuova band di Weiland, i Wildabouts. Nella clip si vede lo stesso Weiland, in carne e ossa (e, soprattutto, fuori di prigione), definire le indiscrezioni riferite da TMZ "un discreto mucchio di invenzioni" riservandosi di intraprendere azioni legali nei confronti dei responsabili del sito.
Cosa è successo, quindi? Che a finire nelle maglie della giustizia è stato non il vero Scott Weiland, ma un sosia - o, meglio, un millantatore, ma così bravo da passare per tale: dietro le sbarre - già quattro settimane fa, il 26 luglio - è stato messo tale Jason Michael Hurley, solo dopo la versione del "vero" Weiland identificato grazie ad un esame delle impronte digitali incrociato con il database dell'FBI. L'epilogo? Weiland - quello vero - in studio a scrivere e registrare, e un'indagine interna avviata tra lo staff dell'ufficio dello sceriffo...