Il 30 marzo uscirà "This is hardcore", nuovo lavoro dei Pulp: un disco che secondo il frontman Jarvis Cocker, di passaggio a Milano, "prende le distanze dalla corrente brit-pop in cui ci avevano inseriti. Noi esistevamo già da qualche anno quando c’è stato il grande momento di quel tipo di band: poi quando si è creata questa specie di "corrente" tutti i gruppi alternativi hanno cominciato a uniformarsi a un certo tipo di suono per avere successo, e oggi ormai non c’è più molta vitalità in quei gruppi".
Il riferimento agli Oasis sembra implicito, per quanto Cocker in questo periodo abbia le sembianze di un terzo fratello Gallagher: stessi capelli, occhialoni fumé e look molto ‘Seventies’. Lo distinguono da Noel e Liam la notevole altezza, la maggiore disponibilità e una voce dal timbro profondo, che secondo molti richiama un po’ troppo quella di David Bowie. "L’ho già sentito dire; sono un suo estimatore, ma noi decisamente facciamo un altro genere di musica. Il suo ultimo disco peraltro non mi è piaciuto; però sono stato molto contento di intervistarlo per "The big issue", il giornale degli homeless inglesi".
Il nuovo disco contiene 12 brani e approfondisce certe sonorità pop prese un po’ a prestito dai Roxy Music; "Ci siamo ispirati alle influenze "exotica" degli anni ’60 e ’70. Pensiamo che il brano che ci rappresenti meglio sia proprio il brano "This is hardcore": ci hanno presi per pazzi quando lo abbiamo indicato come secondo singolo dopo "Help the aged", ma questi sono i Pulp oggi".
Avete in programma un tour? "Sì, ma credo che anche questa volta non verremo in Italia. Non si può mai dire, ma temo che le date più vicine per i nostri fans italiani siano in Svizzera".
Una curiosità: vi chiamate Pulp dal 1983. Cosa avete pensato quando avete visto che il termine "Pulp" assurgeva a grande importanza grazie al film di Tarantino? "Ci ha piacevolmente stupiti. Il bello della cultura è che a volte c’è un inconsapevole sincronismo immaginativo tra gente che vive e lavora senza conoscersi".
Il riferimento agli Oasis sembra implicito, per quanto Cocker in questo periodo abbia le sembianze di un terzo fratello Gallagher: stessi capelli, occhialoni fumé e look molto ‘Seventies’. Lo distinguono da Noel e Liam la notevole altezza, la maggiore disponibilità e una voce dal timbro profondo, che secondo molti richiama un po’ troppo quella di David Bowie. "L’ho già sentito dire; sono un suo estimatore, ma noi decisamente facciamo un altro genere di musica. Il suo ultimo disco peraltro non mi è piaciuto; però sono stato molto contento di intervistarlo per "The big issue", il giornale degli homeless inglesi".
Il nuovo disco contiene 12 brani e approfondisce certe sonorità pop prese un po’ a prestito dai Roxy Music; "Ci siamo ispirati alle influenze "exotica" degli anni ’60 e ’70. Pensiamo che il brano che ci rappresenti meglio sia proprio il brano "This is hardcore": ci hanno presi per pazzi quando lo abbiamo indicato come secondo singolo dopo "Help the aged", ma questi sono i Pulp oggi".
Avete in programma un tour? "Sì, ma credo che anche questa volta non verremo in Italia. Non si può mai dire, ma temo che le date più vicine per i nostri fans italiani siano in Svizzera".
Una curiosità: vi chiamate Pulp dal 1983. Cosa avete pensato quando avete visto che il termine "Pulp" assurgeva a grande importanza grazie al film di Tarantino? "Ci ha piacevolmente stupiti. Il bello della cultura è che a volte c’è un inconsapevole sincronismo immaginativo tra gente che vive e lavora senza conoscersi".
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