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Con 'Mancasolounattimo' tornano i Bisca a parlarci di 'guerra e pace'

Con 'Mancasolounattimo' tornano i Bisca a parlarci di 'guerra e pace'
Dopo la raccolta "Questo non è l'unico mondo possibile", pubblicata lo scorso anno per festeggiare i vent'anni di carriera, i Bisca tornano con il nuovo disco di inediti "Mancasolounattimo" (CNI Music/RaiTrade). "E' un'espressione estrapolata dalla canzone '1977'", spiega Sergio Maglietta, voce e sax della band, "ci piace il senso di sospensione che dà: non si capisce bene se manca solo un attimo 'da' qualcosa o 'a' qualcosa, e se questo qualcosa sia bello o brutto... Nella canzone è un'affermazione, nel titolo diventa uno stimolo a porsi qualche domanda". Le nuove canzoni che compongono il disco sono tredici, tra le quali la citata "1977", anno in cui i Bisca non esistevano ancora, ma la storia personale di Sergio era arrivata ad un punto importante: "Lo ricordo come l'anno della mia iniziazione alla vita", dice, "il momento in cui ho preso coscienza e mi sono avvicinato alla politica. Nella canzone c'è molta solarità, perché io lo ricordo come un periodo solare, anche se negli anni '80 se ne parlava come un trascorso cupo". Dopo la parentesi antologica del 2002, dunque, questo disco si pone nello scenario Bisca come un "a capo", come la ricerca di quel seme che (piantato nel '77) avrebbe dato origine all'ormai ventennale esperienza musicale del gruppo. "In quel periodo ci vedevamo sempre a Napoli: lì iniziò il rapporto con Elio (Manzo, voce e chitarra). Come tanti ragazzi, ci incontravamo e cominciavamo a suonare, finché, dopo tre/quattro anni, decidemmo di formare i Bisca". Cresciuta a "pane e politica", quindi, la band si è misurata negli anni con tematiche impegnate e sempre attuali, che tornano anche in "Mancasolounattimo". Non è un caso, infatti, che l'apertura del disco sia affidata a "Pace": "E' una canzone che ho scritto un paio d'anni fa, è una sorta di profezia. Il tema della guerra e quella della pace hanno sempre fatto parte del 'mondo Bisca'. Poi, quando è scoppiata la seconda guerra in Iraq, siamo ritornati sul pezzo e 'Pace' è diventata una canzone molto più intensa". Parlare di politica non vuol dire però fare politica, e questo Sergio ci tiene a precisarlo: "Io cerco di raccontare il mio mondo, le mie sensazioni, la mia idea, però quando mi metto a scrivere un pezzo non cerco di attaccare nessuno in particolare. In questo senso la mia musica è poco 'contro'". Anche perché "il compito di un musicista e di un artista in generale è sgretolare il consenso che esiste nei confronti della follia". In questo caso la follia della guerra, dei vari tiranni, i cui nomi iniziano tutti per 'b': Berlusconi, Bush, Blair". L'argomento ci fornisce lo spunto per parlare di un'altra canzone del disco: "Giù il tiranno": "Non è dedicata a Berlusconi", precisa Sergio, "sarebbe dargli troppa importanza. Io pensavo a Bush. Quella canzone è per me un esorcismo, l'ho scritta pensando che dire 'giù il tiranno', 'giù il tiranno' potrebbe essere un rito liberatorio, quasi tribale". Inevitabilmente la riflessione cade sulla recente tragedia in Nassiriya, che ha colpito i militari italiani: "La tentazione di essere molto provocatori in questa situazione, che è al limite del regime fascista, è tanta. E dire 'lo avevamo detto' è poca cosa e non risolve il problema. C'è un mio amico iracheno che si meraviglia molto che ci sia tutto questo dolore e questa sorpresa in Italia. Lo chiamano terrorismo, ma perché? Quelli sono dei militari, c'è una guerra... che vogliono occultare, il problema vero è che non bisogna essere lì, e la cosa terribile è che la destra continui a creare emergenze su emergenze, invece di dire l'unica cosa vera: 'sono morti che pesano sulla coscienza di chi ha deciso di mandare della gente in Iraq'". Intanto la band napoletana è già in tour: "Vogliamo portare questo album dappertutto", dicono, "in tutti i centri sociali e in tutti i posti dove è possibile portare musica". E visto che a risollevare il mercato discografico sembra ci stia pensando la buona vendita dei DVD, anche i Bisca hanno "piacevolmente" ceduto alla tentazione: "Abbiamo la fortuna di avere una lunga storia e un'immensa produzione", conclude Sergio, "addirittura nella raccolta fatta un anno fa c'erano canzoni che mi ero dimenticato e ci sono cose che mi fa piacere far conoscere, come per esempio alcuni dischi che non sono mai stati stampati in Italia e altri lavori distribuiti da etichette che poi sono scomparse. Per questo stiamo pensando di rimettere in giro tutta questa musica che crediamo valga la pena ascoltare. Accoppiandola a delle immagini, siamo certi di costruite un buon progetto".
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