Se non fosse per l'incredibile serie di coincidenze che li ha fatti incontrare, quella dei Vega4 sembrerebbe la storia di una band assemblata a tavolino da un produttore oltranzista del rock "globale": il cantante John è irlandese, il bassista Simon inglese, il chitarrista Bruce neozelandese e il batterista Bryan canadese. "So che è bizzarro, ma a pensarci bene sembra naturale che quattro angoli del mondo convergano su Londra, che da sempre rappresenta una sorta di centro di gravità per chiunque si occupi di musica", ci confessa divertito lo stesso John, ormai abituato allo stupore dei giornalisti. "Ci siamo ritrovati tutti a Londra, ognuno col proprio bagaglio musicale", ci racconta il cantante, che tiene però a precisare: "Oltre alla curiosa diversità 'geografica' che caratterizza questo gruppo, devo riconoscere che la nostra è una band di 4 elementi autonomi e pensanti, che cercano di coinvogliare la loro vis creativa in un'unica direzione". In effetti, ascoltando il loro album di debutto, intitolato "Satellites" ("Si chiama così perché da sempre ci affascina la comunicazione: proveniendo dai quattro angoli del globo è naturale la nostra ammirazioni per i satelliti, che sono il mezzo più avanzato, oggi, per comunicare"), ci si rende conto in fretta di come ascolti, gusti ed esperienze abbiano influenzato la stesura di questo disco, che oscilla tra il rock di matrice inglese e il power-pop di provenienza statunitense. "Registrare 'Satellites' è stato divertente perché con John Conrfield (già produttore di Supergrass e Muse) siamo passati da uno studio di registrazione in un'isola persa al largo delle coste del Galles ad una sala di mixaggio nel pieno centro di New York. Per il resto", continua John, "nello scrivere le canzoni che compongono il disco non ci siamo mai posti problemi come 'ma che impronta sapremo dargli?' o 'che suono vorremo ottenere?': il nostro background è così eterogeneo da non lasciarci altra scelta se non quella di seguire il nostro istinto. Il nostro range di ascolti spazia dagli Smashing Pumpkins ai Pavament: è impossibile costruire qualcosa di derivativo da spunti così diversi. E' bello sentirsi dire, negli USA, di avere 'un sound molto inglese', e nel Regno Unito di avere uno stile 'americano'". Da buoni ascoltaori incalliti di rock, i Vega 4 hanno saputo fare breccia nel mercato grazie ad una cover di un altro quartetto, tali Beatles da Liverpool, dei quali hanno riletto il classico "Revolution": ci sarà qualche brano famoso che - in futuro - John e soci vorranno riproporre? "Bella domanda", risponde sorridendo il nostro interlocutore: "Le potenziali cover sono tante, ma proprio ieri, in viaggio, parlavamo di registrare una nostra versione di '4'33''' di John Cage (leggendario pezzo d'avanguardia che prevede 4 minuti e mezzo di silenzio assoluto): immaginati noi, in studio, circondati da microfoni a non fare nulla per tutto quel tempo. Non credo che nessuno l'abbia ancora fatto...".
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