Su "La Repubblica" si parla di Quincy Jones, e delle sue canzoni "meglio del Viagra". E’ questo l’uso suggerito dal leggendario musicista e produttore per «l'antologia "From Q with love", un doppio cd che Quincy Jones ha fortemente voluto e amabilmente commentato, brano per brano, per "riportare a casa il senso più intimo e profondo della tradizione sentimentale della nostra arte preferita". Nel disco, già in classifica in America, ci sono ventisei motivi per non stancarsi di una generazione di autori, esecutori, cantanti, musicisti di primissimo piano e strumentisti di seconda e terza fila senza i quali tutto questo non sarebbe mai stato possibile (dalle voci di James Ingram e Patti Austin, al mito di Michael Jackson e Barry White, alle piccole delizie dei fiatisti Jerry Hey e Bill Reichenbach). (...)
Quincy Jones, 66 anni il prossimo 14 marzo, è l'uomo che ha meglio saputo gestire il ruolo di padre spirituale della musica nera, evitando di forzare i toni, di esasperare i generi e di snaturare i talenti. In questo disco ci sono decine di spunti straordinari che hanno segnato in profondità la storia dell'intrattenimento moderno: come "Just once" (tratta da "The dude", uno dei rari dischi firmati in prima persona dallo stesso Jones nel 1981) o "Somewhere", la canzone di West Side Story eseguita da Aretha Franklin all'inizio degli anni Settanta. E così anche le belle canzoni cantate da Patti Austin nei suoi anni più felici (i primi anni Ottanta), i classici del beat di Michael Jackson o le travolgenti interpretazioni di George Benson da "Give me the night". "From Q with love" non è un disco ma, ammette Jones, una lettera d'amore: "Si tratta delle mie canzoni preferite eseguite dai miei cantanti preferiti. Ci sono tutti: oltre a quelli già citati, anche Sarah Vaughan, Take 6, Al B. Sure!, Brian McKnight, Brandy, Heavy D, Benard Ighner, Luther Vandross, Ivan Lins, Ron Isley, perfino - quasi a sproposito - Naomi Campbell. Il riassunto di una vita di sentimenti e di grande lavoro in studio. E ci sono anche quattro canzoni nuove».
Quincy Jones, 66 anni il prossimo 14 marzo, è l'uomo che ha meglio saputo gestire il ruolo di padre spirituale della musica nera, evitando di forzare i toni, di esasperare i generi e di snaturare i talenti. In questo disco ci sono decine di spunti straordinari che hanno segnato in profondità la storia dell'intrattenimento moderno: come "Just once" (tratta da "The dude", uno dei rari dischi firmati in prima persona dallo stesso Jones nel 1981) o "Somewhere", la canzone di West Side Story eseguita da Aretha Franklin all'inizio degli anni Settanta. E così anche le belle canzoni cantate da Patti Austin nei suoi anni più felici (i primi anni Ottanta), i classici del beat di Michael Jackson o le travolgenti interpretazioni di George Benson da "Give me the night". "From Q with love" non è un disco ma, ammette Jones, una lettera d'amore: "Si tratta delle mie canzoni preferite eseguite dai miei cantanti preferiti. Ci sono tutti: oltre a quelli già citati, anche Sarah Vaughan, Take 6, Al B. Sure!, Brian McKnight, Brandy, Heavy D, Benard Ighner, Luther Vandross, Ivan Lins, Ron Isley, perfino - quasi a sproposito - Naomi Campbell. Il riassunto di una vita di sentimenti e di grande lavoro in studio. E ci sono anche quattro canzoni nuove».
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