
E' ben nota la passione dei giapponesi di tutte le età per il progressive rock italiano risalente agli anni Settanta, così come l'interesse maniacale che i collezionisti di dischi nipponici manifestano per gli album realizzati in Italia nella prima metà di quel decennio. Non stupisce più di tanto, pertanto, il tutto esaurito che ha premiato l'Italian Progressive Rock Festival in scena a Tokyo tra oggi e domenica 28 aprile: anche perché in cartellone figurano nomi come Maxophone (i primi a esibirsi), Museo Rosenbach, Il Rovescio della Medaglia (che nell'occasione riproporrà per intero l'album "Contaminazione" del 1973 con l'accompagnamento di un'orchestra d'archi), Formula Tre, Mauro Pagani (in trio con il percussionista Joe Damiani e il tastierista Eros Cristiani, con molti brani della PFM in repertorio) e Area, cui spetterà il compito di chiudere l'evento.
"Tempo fa siamo rimasti quasi un mese nelle varie città del Giappone", ha raccontato al Messaggero Giancarlo Golzi, batterista dei Museo Rosenbach (ricordati soprattutto per l'album "Zarathustra") oltre che dei Matia Bazar. "A Tokyo, Osaka, Hokkaido, Honshu ci fermavano per strada, ci riconoscevano. Mi sentivo una star più lì che a casa mia. Ho percepito quanto i ragazzi apprezzavano la cultura del nostra Paese: auto, abbigliamento, arte ma soprattutto la musica. Tutto ciò che era italiano era sinonimo di qualità".