
Ancora grattacapi per le autorità cinesi, sempre attentissime (e Bjork, che venne bandita dal Paese per il supporto manifestato durante una sua esibizione a Shangai, nel 2008, alla causa tibetana, ne sa qualcosa) ad evitare che gli artisti occidentali esprimano opinioni contrarie alla linea del governo davanti all'audience locale: questa volta ad infrangere i rigidi dettami del ministero della cultura di Pechino è stato Elton John, che durante un concerto nella capitale cinese ha osservato un minuto di silenzio in solidarietà all'artista dissidente Ai Weiwei, recluso per tre mesi lo scorso anno e ad oggi ancora impossibilitato ad espatriare dalle autorità, che lo accusano anche di evasione fiscale.
Lo scultore e architetto, da sempre appassionato a temi come la giustizia sociale e attivista per i diritti umani, è nato a Pechino nel 1957 e si è trasferito a New York nel 1981: insieme ai colleghi svizzeri Herzog e de Meuron ha progettato lo Stadio nazionale di Pechino e del padiglione della Serpentine Gallery di Londra.
L'atteggiamento del governo di Pechino nei confronti del pop occidentale mutò radicalmente dopo l'incidente diplomatico scatenato da Bjork quattro anni fa: da allora il locale Ministero della Cultura ha di fatto messo al bando tutti gli artisti esteri, compresi quelli di Hong Kong e Taiwan, che “minaccino la sovranità nazionale”, imponendo ai management di band e cantanti di rivelare in anticipo il contenuto esatto degli spettacoli, bis compresi. Il sito irlandese BreakingNews aggiunge che John aveva incontrato l'artista prima dello show. "Mi piace molto", ha scritto Ai Weiwei su Twitter. Peccato che in Cina il suo feed sia bandito.