Che fosse un imprenditore visionario, si sapeva. A nessuno era mai venuto in mente di sfidare il gigante British Rail con una nuova linea ferroviaria: lui l'ha fatto. Nessuno si sarebbe mai sognato di fronteggiare i colossi delle assicurazioni con una nuova compagnia. Lui l'ha fatto. Tutti ritenevano che un privato non avrebbe mai potuto mettere una impresa per mandare dei civili nello spazio. Lui (con Virgin Galactic) lo sta facendo. E ora Richard Branson, 62 anni, nato nella zona londinese di Blackheath, sta pensamdo alla mossa più visionaria di tutte: popolare Marte. Come noto, Branson iniziò a far soldi, quelli veri, nel 1973 con l'LP "Tubular bells" di Mike Oldfield. Per l'occasione fondò l'etichetta Virgin, poi venduta alla Emi. Per il 2013, quarant'anni da quel lontano album, Sir Richard prevede l'avvicinamento delle operazioni del SpaceShipTwo, lo "spazioplano" che dovrebbe toccare, con passeggeri convenzionali, i 110 chilometri d'altezza. E inizia a vedere il Pianeta Rosso nel mirino. Sentito dalla CBS, l'originale imprenditore ha detto: "Ho intenzione, nel corso della mia vita, di far parte della fondazione della popolazione di Marte. Penso che si tratti di una cosa totalmente realistica. E accadrà. Penso davvero che si tratti di una cosa realistica. Naturalmente all'inizio su Marte ci vorranno degli scienziati, e poi dei fisici, ma poi anche dei comici, della gente divertente, della gente bella, della gente brutta: esattamente quello che abbiamo anche sulla Terra. La gente dovrà essere in grado di legare, perché gli spazi saranno esigui". E se la NASA vede il suo budget decurtato, Branson non può che rallegrarsi perché ritiene che ciò stimolerà il settore privato. "Ci sono solamente 500 persone che sono andate nello spazio", ha anche detto. "E sono gli astronauti privilegiati. Noi vogliamo che anche le persone comuni possano diventare astronauti e godere di questo genere di esperienza. Penso che nei prossimi vent'anni porteremo letteralmente centinaia di persone nello spazio, e ciò ci darà le risorse finanziarie per
fare cose ancor più grosse".