Non solo Yekaterina Samutsevich, Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, le tre componenti principali delle Pussy Riot condannate lo scorso venerdì dal tribunale di Mosca per vandalismo ispirato da odio religioso per la protesta antigivernativa tenuta lo scorso febbraio presso la cattedrale di Cristo Salvatore, nell'ex capitale sovietica: la polizia russa sarebbe alla ricerca delle altre aderenti al collettivo punk moscovita, che a poche ore dalla condanna delle sue tre esponenti più in vista ha diffuso sul Web un nuovo singolo, "Putin is lighting the fires of revoluion".
Le autorità, per il momento, non hanno specificato quante siano le persone ricercate, né quali siano i capi di imputazione pendendi sulle loro teste: secondo indiscrezioni, sarebbero circa una decina le attiviste nel mirino degli investigatori, che - per stanarle - oltre a esaminare i filmati del blitz di febbraio, avrebbero intenzione di creare un clima di pressione nel "giro" del collettivo, aspettando che un anello debole ceda e permettendo così l'identificazione e la cattura delle sospettate.
Programma, quello della polizia russa, che non convince affatto Mark Feigin, parte del collegio difensivo del gruppo, che ritiene come la ricerca di persone non identificate - durante la manifestazione di protesta tutte le ragazze intervenuto avevano il viso coperto - contribuisca solo a creare un clima di terrore utile solamente a far cessare le proteste per la condanna alle sue assistite: "Se metti una persona non identificata nella lista dei sospettati, allora puoi arrestare chiunque indossi un passamontagna colorato".
Contestualmente, lo stesso Feigin ha reso noto di aver avviato già lo scorso aprile l'iter per fare diventare il nome "Pussy Riot" un marchio depositato: ai quotidiani russi più filo-governativi che hanno parlato di "capitalizzazione della pena" inflitta alle tre elementi del gruppo, l'avvocato ha risposto di aver scelto di ricorrere al provvedimento per evitare che la sigla del gruppo possa essere associata a speculazioni o a iniziative non autorizzate.