
Nel 2007 i Foals sembravano davvero la next big thing. Almeno per l'NME, che non passava settimana senza che ne parlasse o ne cantasse le lodi. Nello stesso anno il gruppo di Oxford, la cui musica era stata definita dal “Daily Telegraph” come “un punk-funk che strizza l’occhio alla New York d’inizio anni Ottanta ma è anche influenzata dai minimalisti alla Steve Reich”, confermò la pubblicazione del primo album per il marzo 2008. Il polverone si tradusse in un buon posizionamento: "Antidotes", questo il titolo del debutto, si spinse sino al numero 3 delle classifiche britanniche. Nel maggio 2010 ecco il secondo capitolo. Non essendo stati esattamente la next big thing, i Foals per "Total life forever" dovettero accontentarsi di un più modesto numero otto. Oggigiorno della band del cantante Yannis Philippakis, 26 anni, non si parla granché ma indubbiamente i Foals possono ancora contare su parecchi estimatori. Sentito dall'NME, il settimanale che li aveva lanciati cinque anni fa, il gruppo ha affermato che per la prossima prova di studio si è passati dall'indie al funk. Senza vergogna alcuna. Yannis, in studio per il terzo album che sarà pubblicato ad inizio 2013, ha detto: "Ci sono dei momenti più heavy e dei momenti più sporchi. C'è un brano che si chiama 'My number' che ha un groove alla Curtis Mayfield che è svergognatamente funk. La roba indie-disco è morta e sepolta, con
una collana di aglio attorno al collo".