Non capita spesso di sentire dischi di debutto già così maturi. Quello di Tom McRae è l’eccezione che conferma la regola: l’omonimo album si rifà alla tradizione cantautoriale inglese, a Nick Drake ed ai suoi figli, ma anche ai più moderni epigoni come David Gray, per l’uso di “effetti” elettronici che coloriscono le canzoni.
“Non mi considero un folksinger, arrivo dal rock. Ma ciò che ho in comune con il folk e con altri songwriters è l’interesse per le canzoni”, spiega Tom a Rockol, “in questo posso sentirmi vicino anche a Drake, a Dylan… Ma la sfida, quando si usa un mezzo di espressione tradizionale, è quella di non essere troppo nostalgici, perché si finisce con il diventare noiosi… Bisogna trovare nuovi modi per far funzionare le canzoni. Per questo uso anche l’elettronica. Cerco di tirare fuori rumori da altre cose, sia il fruscio di un vinile come in ‘You cut her hair’, piuttosto che rumori quotidiani. Non è una cosa così nuova, l’ha già fatta un sacco di gente… ma quando ti riesce, crea un atmosfera che trascina l’ascoltatore nella canzone…”
Tom avrebbe dovuto aprire i concerti italiani dell’annunciato (e rinviato) tour acustico di Paul Weller. E’ venuto comunque dalle nostre parti, per farsi conoscere dalla stampa. Dal vivo lo vedremo a maggio, nelle nuove date con l’ex-Style Council (vedi news).
“Vengo dal Suffolk, un posto dove abitano 250 persone e dove non c’erano molti luoghi per fare musica. Ho iniziato a suonare da autodidatta, così per divertimento. Poi, a diciotto anni, mi sono trasferito a Londra per vedere un po’ di vita, non necessariamente per sfondare nel music-biz. E sono finito a fare parte di band rock. Ma avevo già capito che ciò che mi interessava era scrivere canzoni, che parlassero di cose importanti per me. Così sono tornato a lavorare sulla musica acustica”, ci spiega.
Nel suo debutto ha finito per coinvolgere Roger Bechirian, ingegnere del suono di Elvis Costello, e Nick Lowe, partner storico dell’occhialuto cantautore. Decisamente meno ironico e più intimista di Costello, TomMcRae ha realizzato un disco magari di non facilissimo impatto, ma sicuramente molto affascinante. “Sono un fan della musica e mi è sempre piaciuta di più quella che sfida l’intelligenza, chiedendoti tanto, oltre che dandoti molto”, quasi si giustifica, per spiegare la complessità delle sue canzoni. “Se ci sono melodia ed emozioni, mi piace indipendentemente da quello che è e da come è presentata. Per questo scrivo brani dalla struttura complessa. I miei dischi preferiti, come ‘The bends’ dei Radiohead, sono quelli che richiedono diversi ascolti. Magari all’inizio non ti piacciono, ma poi li riscopri. Non ho nulla contro la ‘strofa-ritornello-strofa’, ma è stata usata così tante volte che è difficile che si riesca ancora a dire qualcosa di nuovo. Ok, il mio disco non passerà molto in radio e non venderà molto, ma potrà essere un disco di cui la gente con il tempo si innamora”.
L’intervista completa di Rockol a Tom McRae verrà pubblicata lunedì 19 marzo.
“Non mi considero un folksinger, arrivo dal rock. Ma ciò che ho in comune con il folk e con altri songwriters è l’interesse per le canzoni”, spiega Tom a Rockol, “in questo posso sentirmi vicino anche a Drake, a Dylan… Ma la sfida, quando si usa un mezzo di espressione tradizionale, è quella di non essere troppo nostalgici, perché si finisce con il diventare noiosi… Bisogna trovare nuovi modi per far funzionare le canzoni. Per questo uso anche l’elettronica. Cerco di tirare fuori rumori da altre cose, sia il fruscio di un vinile come in ‘You cut her hair’, piuttosto che rumori quotidiani. Non è una cosa così nuova, l’ha già fatta un sacco di gente… ma quando ti riesce, crea un atmosfera che trascina l’ascoltatore nella canzone…”
Tom avrebbe dovuto aprire i concerti italiani dell’annunciato (e rinviato) tour acustico di Paul Weller. E’ venuto comunque dalle nostre parti, per farsi conoscere dalla stampa. Dal vivo lo vedremo a maggio, nelle nuove date con l’ex-Style Council (vedi news).
“Vengo dal Suffolk, un posto dove abitano 250 persone e dove non c’erano molti luoghi per fare musica. Ho iniziato a suonare da autodidatta, così per divertimento. Poi, a diciotto anni, mi sono trasferito a Londra per vedere un po’ di vita, non necessariamente per sfondare nel music-biz. E sono finito a fare parte di band rock. Ma avevo già capito che ciò che mi interessava era scrivere canzoni, che parlassero di cose importanti per me. Così sono tornato a lavorare sulla musica acustica”, ci spiega.
Nel suo debutto ha finito per coinvolgere Roger Bechirian, ingegnere del suono di Elvis Costello, e Nick Lowe, partner storico dell’occhialuto cantautore. Decisamente meno ironico e più intimista di Costello, TomMcRae ha realizzato un disco magari di non facilissimo impatto, ma sicuramente molto affascinante. “Sono un fan della musica e mi è sempre piaciuta di più quella che sfida l’intelligenza, chiedendoti tanto, oltre che dandoti molto”, quasi si giustifica, per spiegare la complessità delle sue canzoni. “Se ci sono melodia ed emozioni, mi piace indipendentemente da quello che è e da come è presentata. Per questo scrivo brani dalla struttura complessa. I miei dischi preferiti, come ‘The bends’ dei Radiohead, sono quelli che richiedono diversi ascolti. Magari all’inizio non ti piacciono, ma poi li riscopri. Non ho nulla contro la ‘strofa-ritornello-strofa’, ma è stata usata così tante volte che è difficile che si riesca ancora a dire qualcosa di nuovo. Ok, il mio disco non passerà molto in radio e non venderà molto, ma potrà essere un disco di cui la gente con il tempo si innamora”.
L’intervista completa di Rockol a Tom McRae verrà pubblicata lunedì 19 marzo.