Big 4, la diretta: report del concerto dei Megadeth
I Megadeth iniziano alle cinque in punto e subito si capisce che la band è in giornata sì. E infatti sul palco ci troviamo una versione maiuscola del gruppo capitanato da Dave Mustaine, che è in formissima e da subito non si spreca, interagendo con il pubblico, muovendosi per il palco come raramente l'abbiamo visto fare e ringraziando ripetutamente per il calore dei fan - costretti a loro volta a sopportare un calore tropicale giù nell'arena.
La scaletta è un tripudio di classiconi e il pubblico reagisce agli stimoli nel migliore dei modi: le teste sbattono - capellute e pelate, non fa differenza: è l'ora dell'headbanging.
Il suono è cristallino, tagliente: quel sound tipico dei Megadeth d'annata che li rende da sempre personali e differenti dalla schiera di emuli e concorrenti. Le chitarre sono rasoi e quando partono i solo a pioggia (spesso incrociati) si viene investiti da una raffica di note a cui è difficile resistere. Certo, i pezzi hanno frazioni ostiche e ipertecniche, ma il riff killer è sempre dietro l'angolo. Mustaine, dicevamo, è decisamente in vena - e si fa ampiamente perdonare per l'esibizione un po' annoiata dello scorso anno all'Alkatraz di Milano: parla, si prende la briga di spiegare le suggestioni e le emozioni che gli hanno ispirato alcuni brani, usa le armi del vero istrione del metal. E poi interpreta con fare da attore consumato i suoi testi: sussurra, grugnisce, grida, si lascia trascinare. E trascina.
L'apoteosi, come da manuale, arriva con una torrida "Peace sells", durante la quale compare il mitico Rattlehead, che passeggia sul palco facendo bella mostra del suo teschio spellato.
Gran finale con saluti e lancio di mercanzia - plettri, polsini, bacchette - per la gioia dei ragazzi ammassati nel pit.