Su "La Stampa", lunga intervista a Gino Paoli, che ha festeggiato i suoi primi quarant'anni di canzoni. Il cantautore genovese, pur tessendo l'elogio di Elisa e Niccolò Fabi («mi piace perché non è disposto a vendersi») si dichiara piuttosto pessimista sul futuro della musica leggera. «Negli anni '60 se un figlio faceva il musicista il padre lo prendeva a calci nel sedere finché non cambiava idea. Mio padre, ad esempio, che era un ingegnere navale, non è mai venuto a vedere un mio concerto. Oggi invece se un ragazzo vuol fare il musicista subito viene considerato una star, dai suoi genitori per primi. L'artista può fare solo l'artista, - ma oggi ci vuole anche un gran colpo di fortuna, altrimenti non ci sono possibilità. Quello che non rende non funziona, e il risultato è che si taglia fuori chi ha passione, chi non lo fa per guadagno. Io ho avuto la fortuna di incontrare uno come Nanni Ricordi, che guardava all'arte prima che ai soldi».
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