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L’uso mercenario di “Like a Prayer” in "Deadpool & Wolverine"

Madonna ha detto sì a Ryan Reynolds ma vorremmo non l’avesse fatto.
L’uso mercenario di “Like a Prayer” in "Deadpool & Wolverine"

Riassunto introduttivo veloce veloce per chi non è versato in decenni di faccende supereroistiche: “Deadpool & Wolverine” è l’ultimo, gargantuesco tentativo di Disney di salvare il carrozzone miliardario dei supereroi, sua gallina dalle uova d’oro degli ultimi 20 anni. I cinecomics sono entrati in fortissima crisi creativa e commerciale dopo l’addio di Robert Downey Jr. al personaggio di Iron Man in “Avengers: Endgame”. Un’era di film, storie a fumetti e ossessioni pop si è aperta e poi chiusa con un tempismo perfetto, dettato dall’attore e dal personaggio che l’hanno più caratterizzata: alle volte l’universo ha un senso, una logica. Non fosse che Disney - depositaria della quasi totalità dei diritti dell’universo Marvel al cinema e in TV - della logica se ne fa poco, specie dopo aver fagocitato FOX. Fermarsi ora che ha messo finalmente le mani su un tesoretto di personaggi come gli X-Men, i Fantastici Quattro e via dicendo? Nossignore. Bisogna trovare il modo di convincere le persone che hanno voglia di vedere una nuova rifondazione dell’universo mutante, la terza in meno di 30 anni. A fronte di due trilogie riuscite e compiute.

Ryan Reynolds sul divano di Madonna

Salto veloce in avanti e arriviamo a Ryan Reynolds, star hollywoodiana il cui superpotere sembra essere la capacità di convincere chiunque a fare qualsiasi cosa. Un esempio? Ha persuaso il collega Hugh Jackman a tornare a vestire i panni di Wolverine, rimangiandosi l’annuncio dell’addio definitivo al ruolo. Un’impresa non da poco, considerando che, come il collega Downey Jr., Jackman aveva azzeccato l’uscita di scena perfetta con “Logan” (2017), un altro film sui mutanti, ma fuori di trilogie e franchise. Un titolo autoconclusivo duro, commovente, così elogiato dalla critica che si fece un mezzo pensierino di mandarlo pure agli Oscar.

Con queste credenziali, Ryan Reynolds si è procurato un pass per la residenza Ciccone. Ci informa infatti che canzoni come “Like a Prayer” non stanno su uno scaffale delle licenze, disponibili per chiunque abbia le tasche abbastanza profonde da acquistarne i diritti. No, se vuoi usare la hit del 1989 di Madonna devi trovare il modo di incontrarla e convincerla. Così Ryan Reynolds è andato a casa di Madonna - come ha raccontato a People - chiedendo allo staff della cantante come chiamarla (puoi dire a Madonna “ciao Madonna, sono Ryan”? Pare di sì). È arrivato preparato, con sottobraccio un montaggio della scena finale in cui intendeva inserire la canzone. Un brano di cui la cantante pare sia particolarmente gelosa.

Leggendo tra le righe delle dichiarazioni di Reynolds, la spiegazione su come abbia strappato il sì di Lady Ciccone è facilmente intuibile: il figlio della pop star è fan dei primi due film di Deadpool e ci avrà messo una buona parola. Reynolds ha spiegato che Madonna ha anche fornito non precisate “note” su come utilizzare al meglio il pezzo. Note che Reynolds e i produttori si sono affrettati a seguire alla lettera. Così “Like a Prayer” è finita nella scena finale del film, con tanto di Reynolds nei panni del supereroe citazionista che dice al pubblico “siamo alla scena del sacrificio finale con un brano di Madonna!”.

Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio. Perché il suddetto sacrificio o presunto tale non aveva bisogno specificatamente di “Like A Prayer”. Con la scusa del citazionismo, “Deadpool & Wolverine” fa un uso mercenario di una hit indimenticabile del pop anni ‘80. Il geniale attacco del brano, la voce intensa di Madonna che riflette sul mistero della vita, il crescendo musicale pop servono a creare un mood di nostalgia, riconoscimento, aspettativa. Come quando in una serata in discoteca a tema anni ‘90 parte ”L'Amour Toujours” di Gigi Dag. Solo che lì c’è un uso coerente di un brano iconico della disco italiana, che tutti i presenti attendono per tutta la serata e quando parte la folla urla e attacca a cantare “poporopo”.

La foglia di fico del citazionismo di Deadpool

Il citazionismo di “Deadpool & Wolverine” - che sia endogeno dell’universo supereroistico, musicale o riferito alla cultura pop in modo più ampio - da elemento di rottura nella narrazione supereroistica è diventata la foglia di fico di una crisi creativa enorme, gigantesca, che va ben oltre l’universo dei supereroi.

La meta-narrazione, quella in cui il testo dialoga direttamente con il pubblico, con i personaggi che si rivolgono agli spettatori in sala o interrompono la finzione del racconto per riflettere sullo stesso, è una cifra stilistica del presente. Potremmo definirla post-postmoderna. Non è un elemento nuovo, forse non lo è nemmeno il suo uso così ricorrente e sistematico. Quello che lo rende differente è il suo uso capitalistico da parte di mega entità del mondo dell’intrattenimento.

Torniamo quindi al salotto di Madonna, che insieme a *NSYNC, The Goo Goo Dolls, Fergie, Avril Lavigne, Aretha Franklin, Green Day e Hugh Jackman ha detto sì a Ryan Reynolds, all’uso della propria musica per creare una rilassata atmosfera di familiarità e nostalgia. Dell’effetto nostalgia usato come in una sala d’attesa o in un bar dall’atmosfera soffusa per creare benessere e relax, riesumando ad arte questo o quella hit pop, ne abbiamo già parlato, ma qui si va oltre. Deadpool infatti passa l’intero film a canzonare Pantalone, ovvero Disney, irridendola con scurrile volgarità per le sue manovre da giga-corporation che tutto mangia, frulla, compra, sfrutta. Quando però pigia play sullo stereo e parte “Like a Prayer”, sparata a volume altissimo così che la nostalgia ci schiaffeggi i timpani, si fa largo un dubbio atrocemente cinico. Quello che sia questo lo stadio finale dello sfruttamento commerciale della narrazione meta-testuale: corporation disposte a farsi irridere su pubblica piazza, se questo consente loro di continuare a fare soldi in maniera relativamente facile e sicura.

Siccome Disney è Disney, le tasche di Pantalone sono così profonde che Ryan Reynolds otterrà udienza su qualsiasi divano, quello di Madonna, quello dei Green Day, quello di Avril Lavigne. Non parliamo di una canzone famosa piazzata ad arte e a sorpresa in un punto di un film originale e ricco di stimoli per darci il colpo di grazia finale. È “Like a Prayer” sparata in cassa sin dal trailer promozionale - rigorosamente montato a tempo sul brano pop - perché la nostalgia va stuzzicata sin dalla campagna promozionale.

Lungi da me criticare Madonna o gli altri, probabilmente convinti dall’entusiasmo dei figli, dei fan, dalla voglia di ridurre un po’ l’aura mitologica che soffoca certe hit del passato. Sarebbe stato bello però essere sul divano al fianco di Madonna e dirle: “Ma chi te lo fa fare? Chi te lo fa fare di togliere la castagne dal fuoco agli altri, dandogli il permesso di usare mercenariamente un pezzo a cui palesemente sei ancora molto affezionata? Lascia che siano loro a trovare un modo per stimolare un’emozione, un sentimento, un’idea, senza tirare giù dallo scaffale le licenze del lavoro altrui.”

“Deadpool & Wolverine” è nelle sale italiane dal 24 luglio 2024.

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