Intervistato da Radio Nova a margine della sua apparizione al festival di Download, Saul Hudson - meglio conosciuto col nome d'arte di Slash - si è scagliato contro il music business attuale: secondo l'ex chitarrista dei Guns N' Roses, le dinamiche che regolano le operazioni delle major oggi - unita alla mancanza di motivazioni dei colleghi più giovani, anche i più talentuosi - hanno contribuito al totale appiattimento della qualità della musica pubblicata, la cui unica vera funzione - a suo dire - sarebbe quella di segnalarsi il prima possibile nelle classifiche senza avere alcun programma a medio-lungo termine.
"L'industria discografica in sé fa schifo: è diventata molto aziendalista e materialista. Anche gli artisti, adesso, cercano di conformarsi ai suoi dettami. Una volta gli artisti litigavano con la casa discografica che era interessata solo a fare soldi, e certe volte il meccanismo funzionava, perché le etichette lavoravano sui gruppi e sui cantanti. Adesso l'unica cosa che importa è finire nella top 40. Anche le band heavy metal ci provano. E la cosa non è molto stimolante, come lo era per me, e com'era negli anni '60, '70 e '80, quando c'era quel senso di eccitazione e ribelline e tutto il resto. Per quanto mi riguarda, io continuo a fare quello che ho sempre fatto, che va in direzione esattamente opposta a quello che è l'industria musicale oggi. Magari in futuro le cose potranno andare meglio, gli alti e i bassi ci sono ovunque. Fatto sta che per i giovani artisti, oggi, è dura, anche se di talento: se il tuo primo singolo non finisce nella top 40, hai finito di lavorare. E per finire nella top 40 sei costretto a scendere a compromessi, compiacendo il music business"