
Gli headliner - Morricone a parte - questa sera sono loro. A loro, infatti, è stato riservato lo slot più lungo (cinquanta minuti, il doppio di Caparezza, per la precisione). Del resto il Principe gioca in casa, accompagnato da Lucio Dalla: due artisti che, in materia di Canzone italiana, qualche voce in capitolo ce l'hanno. L'apertura è affidata a "Titanic" (quale brano migliore, dato il tema della serata?), alla quale segue "La settima luna" che vede - oltre ad un arrangiamento decisamente muscolare - Dalla protagonista alla voce e al pianoforte, e "Viva l'Italia", altra carta vincente (giustamente interpretata in chiave più distesa) estratta dal ricco mazzo di De Gregori, che rimane in primo piano per una tiratissima "L'agnello di Dio". Si torna poi ai ritmi in levare (e a sorridere) con "Disperato erotico stomp", che segna - insieme a "L'anno che verrà" - il giro di boa del set. "La donna cannone" - apprezzatissima dalla platea - torna a mettere la sordina alle chitarre elettriche, mentre con "Se io fossi un angelo" e "Rimmel" si corre a grandi passi verso la chiusura del set, affidata a "Balla balla ballerina". Band impeccabile, classe e mestiere dei due interpreti nemmeno da rimarcare: una posizionamento così avanzato nel cartellone, pur doveroso vista la caratura del duo, può aver tuttavia portato Dalla e De Gregori ad essersi esibiti davanti ad un pubblico con già sulle spalle diverse ore di concerto, e quindi non più esageratamente energico - visti, soprattutto, i set infuocati di Subsonica e Caparezza, che paiono aver strappato diversi litri di sudore al pubblico più vicino al fronte del palco.