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«BRAT - Charli xcx» la recensione di Rockol

Perché "Brat" di Charli XCX è il disco pop più chiacchierato

La recensione dell'album che ha fatto della cantautrice dell'Essex la popstar che mancava nel mondo.

Recensione del 21 giu 2024 a cura di Mattia Marzi

Voto 7.5/10

La recensione

“Mi mancano i tempi in cui la musica pop era davvero instabile e folle. Mi mancano i giorni di Paris Hilton. Tutti sono così preoccupati per tutto in questo momento, per come vengono percepiti, se quello che hanno creato offenderà qualcuno”, ha detto Charli XCX in una lunga intervista al magazine britannico The Fade. Forse il segreto del suo successo sta tutto qui, nella spregiudicatezza e nella sfrontatezza delle quindici tracce contenute nel nuovo album “Brat”, tra elettropop, hyperpop, electroclash e dance. Mentre scriviamo, il disco è al secondo posto della classifica dei più venduti del Regno Unito, dietro solo a “The tortured poets department” di Taylor Swift: Charli XCX ha debuttato sul secondo gradino del podio conquistando il miglior risultato mai raggiunto con un disco nel corso della sua carriera fino ad oggi (nella prima settimana ha triplicato gli stream totalizzati nel 2022 dal precedente “Crush” nei primi sette giorni dall’uscita). Negli Usa “Brat” occupa invece il gradino più basso del podio della Billboard 200, dietro alla stessa Taylor Swift e a Billie Eilish con “Hit me hard and soft”. Ma c’è di più: “Brat” è l’album meglio recensito dalla critica tra tutti quelli usciti nel 2024 finora, con un punteggio pari a 95 (quattro punto in più rispetto a “Cowboy Carter” di Beyoncé).

Alla fine a Charlotte Emma Aitchison, questo il vero nome della 31enne cantautrice dell’Essex bastava semplicemente essere sé stessa, per raggiungere quella consacrazione che inseguiva chissà da quanto. Charli XCX è sempre stata una popstar difficile da inquadrare. Dopo “I love it”, la hit scritta insieme alle Icona Pop che tra il 2012 e il 2013 scalò le classifiche internazionali, sfornò un disco synth-pop iper lunatico come “True romance”. Poi dopo la hit con Iggy Azalea “Fancy”, che sembrava rappresentare l’antipasto di un possibile exploit, spiazzò tutti con un disco di ispirazione punk come “Sucker”, in cui prendeva in giro gli hitmaker del pop (a partire da Dr. Luke). Negli anni, ha inanellato una serie di dischi tutti diversi tra loro, confondendo la critica ma non il pubblico, i suoi “Angels”, che l’hanno sempre sostenuta e supportata. La fanbase è cresciuta negli anni e si è fatta trovare pronta quando negli scorsi mesi Charli XCX ha cominciato a far assaporare ai seguaci le tracce di “Brat”, la cui copertina, che consiste solo in uno sfondo verde acido al centro del quale campeggia il titolo scritto tutta in minuscolo, è diventata virale sui social. Quando lo scorso febbraio la cantautrice britannica ha allestito una Boiler Room a New York per un evento intitolato PARTYGIRL - tutto in caps lock - più di 25 mila persone hanno provato ad entrare in un posto che poteva ospitarne appena 1.000. L’esperienza verrà ripetuta il prossimo 12 luglio a Ibiza.

Quello che funziona - e che piace - di “Brat” è il modo disordinato e turbolento con il quale Charli XCX racconta il dramma delle amicizie, dei litigi e della fama. Su “Mean girls” prende in giro le ragazze perfettine che ascoltano Lana Del Rey (la cita esplicitamente), fanno le fighette sui social e si atteggiano a modelle. Lei, invece, non fa nulla per nascondere la sua vera natura, quella di una ragazzaccia di periferia che in pezzi come “360”, “Club classics”, “Sympathy is a knife” e “Von Dutch” non dimentica le sue radici e quelle notti in discoteca: “Quando vado nei club voglio solo sentire i classici / voglio ballare i miei pezzi e quelli di A.G.”, canta in “Club classics”. A. G. Sarebbe A. G. Cook, musicista britannico classe 1990 folgorato dall’elettronica, al suo fianco sin dal giorno zero, tra i produttori del disco insieme a El Guincho (già al fianco di “Rosalía” per “Malamente” e “El mar querer” e di Björk per “Biophilia”) e il batterista dei 1975 George Daniel, il suo fidanzato. Nessun duetto: la personalità di Charli XCX è già fin troppo strabordante. I brani sembrano uscire fuori da una compilation del Ministry of Sound - tra le discoteche di culto della scena londinese - degli Anni 2000, tra riffoni elettronici e scelte sonore non proprio in linea con il mercato del pop.

Non è solo nei suoni che Charli XCX rivendica la sua estranità ai canoni pop. Nei testi la cantautrice britannica parla spesso di rivalità e invidie, in contrapposizione ai tumulti romantici delle colleghe. “Taylor Swift avrà monopolizzato le classifiche, ma Charli XCX ha catturato lo zeitgeist”, ha titolato il Guardian. Esagerato? Forse. Eppure oltremanica molti hanno sottolineato come il suono della cantautrice sia diventato un trend: hanno provato ad appropriarsene colleghe molto più affermate come Katy Perry e Camila Cabello e qualcuno ha parlato addirittura di “XCXificazione della cultura pop”.

Tracklist

01. 360 (02:13)
02. Club classics (02:33)
03. Sympathy is a knife (02:31)
04. I might say something stupid (01:49)
05. Talk talk (02:41)
06. Von dutch (02:44)
07. Everything is romantic (03:23)
08. Rewind (02:48)
09. So I (03:31)
10. Girl, so confusing (02:54)
11. Apple (02:31)
12. B2b (02:58)
13. Mean girls (03:09)
14. I think about it all the time (02:15)
15. 365 (03:23)
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