
Il "Corriere della Sera" e il "Giorno" dedicano articoli all’uscita del nuovo disco di Fabio Concato, prodotto da Maurizio Fabrizio, ma privo di titolo. Ad Andrea Spinelli del "Giorno" che gliene chiede il motivo, il cantautore milanese risponde: «Per tremotivi: il primo è che non l’ho trovato, il secondo è che non volevo sottolineare un brano rispetto agli altri, il terzo è che gli album a mio nome dell’82 e ’84 ebbero entrambi grande fortuna. (...) Anche un po’ di scaramanzia non guasta ». Concato accenna al duetto con Josè Feliciano, «una grande presenza per impreziosire M’innamoro davvero, che nella sua semplicità ha una potenza disarmante».
Diversa collocazione, nelle pagine di cronaca, per l’articolo di Mario Luzzatto Fegiz sul "Corriere della Sera", intitolato "Concato: no al buonismo sugli immigrati - L'invasione della gente di colore in una canzone che farà discutere". «I protagonisti della canzone "How are you, baby" dell'ultimo album di un cantautore milanese doc come Fabio Concato girano il mondo alla ricerca del posto ideale. L'Africa non va bene perché fa caldo e c'è il cous cous come alimento principale, in Gran Bretagna c'è troppa pioggia, nel Nord degli Stati Uniti il clima è insopportabile. Ma soprattutto ovunque vadano i due trovano moltissima gente di colore e questo li sconvolge. Alla fine tornano a Milano e si ritrovano ancora una volta in mezzo ai neri: "Milan l'è un gran Milan/ in mezzo a tutta questa gente con il coeur in man/ però sono tanti i negri: sono qui davanti a noi/ ci menano di brutto e siamo neri come voi / ovunque andiamo noi l'è pien de negher". La morale della canzone - spiega Concato - è che dobbiamo renderci conto che i neri sono numericamente superiori a noi. E che potremmo anche essere arricchiti dalla loro presenza se sapremo avere, in questo campo, regole e leggi. Ho voluto ironizzare sul razzismo - smussa poi - ma col problema dell'immigrazione dobbiamo fare i conti. Però dobbiamo evitare a tutti i costi il buonismo ed essere più realisti. (...) Se non fosse per due figlie in età scolare e molto attaccate al loro branco sarei già fuori da questa città. Milano è nella m... totale. Bisogna che qualcuno lo dica. Siamo all'imbarbarimento diffuso. Io non sono d'accordo con la sinistra sul caos che passa in nome del principio dell'accoglienza. Ormai siamo al rispetto zero dei più elementari diritti del cittadino. Come quello di avere un vigile che interviene quando un antifurto suona da tre giorni e il centralino ti risponde ‘non abbiamo auto disponibili’. Allora anch'io quando mi vengono a chiedere i soldi delle tasse potrei rispondere ‘aspettate un po', che sono a corto di contanti’. Io voglio vivere in un posto dove i soldi che pago li rivedo appena apro la porta di casa"».
Diversa collocazione, nelle pagine di cronaca, per l’articolo di Mario Luzzatto Fegiz sul "Corriere della Sera", intitolato "Concato: no al buonismo sugli immigrati - L'invasione della gente di colore in una canzone che farà discutere". «I protagonisti della canzone "How are you, baby" dell'ultimo album di un cantautore milanese doc come Fabio Concato girano il mondo alla ricerca del posto ideale. L'Africa non va bene perché fa caldo e c'è il cous cous come alimento principale, in Gran Bretagna c'è troppa pioggia, nel Nord degli Stati Uniti il clima è insopportabile. Ma soprattutto ovunque vadano i due trovano moltissima gente di colore e questo li sconvolge. Alla fine tornano a Milano e si ritrovano ancora una volta in mezzo ai neri: "Milan l'è un gran Milan/ in mezzo a tutta questa gente con il coeur in man/ però sono tanti i negri: sono qui davanti a noi/ ci menano di brutto e siamo neri come voi / ovunque andiamo noi l'è pien de negher". La morale della canzone - spiega Concato - è che dobbiamo renderci conto che i neri sono numericamente superiori a noi. E che potremmo anche essere arricchiti dalla loro presenza se sapremo avere, in questo campo, regole e leggi. Ho voluto ironizzare sul razzismo - smussa poi - ma col problema dell'immigrazione dobbiamo fare i conti. Però dobbiamo evitare a tutti i costi il buonismo ed essere più realisti. (...) Se non fosse per due figlie in età scolare e molto attaccate al loro branco sarei già fuori da questa città. Milano è nella m... totale. Bisogna che qualcuno lo dica. Siamo all'imbarbarimento diffuso. Io non sono d'accordo con la sinistra sul caos che passa in nome del principio dell'accoglienza. Ormai siamo al rispetto zero dei più elementari diritti del cittadino. Come quello di avere un vigile che interviene quando un antifurto suona da tre giorni e il centralino ti risponde ‘non abbiamo auto disponibili’. Allora anch'io quando mi vengono a chiedere i soldi delle tasse potrei rispondere ‘aspettate un po', che sono a corto di contanti’. Io voglio vivere in un posto dove i soldi che pago li rivedo appena apro la porta di casa"».
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