
Esce un tuo nuovo album: come sarà?
“Non volevamo ripubblicare il vecchio album con l’aggiunta del pezzo nuovo: noi siamo una squadra indipendente, fatta di poche persone entusiaste, e allora, con il mio produttore Lucio Fabbri e la mia etichetta discografica, abbiamo preparato in poche settimane un nuovo album istintivo, viscerale, fatto con grinta ed emozione, e forse quindi anche più vero e più rock di ‘Un mondo perfetto’. L’album s’intitola ‘Il popolo dei sogni’, e le due parole, ‘popolo’ e ‘sogni’, sembrano antitetiche eppure si sposano bene. Ci abbiamo inserito anche una versione italiana di un pezzo dei Radiohead: si intitola ‘Il Luminal d’immenso’, parafrasi di una poesia di Giuseppe Ungaretti, ‘Mattino’, ed è la versione di ‘Wolf at the door’, un pezzo del loro album ‘Hail to the thief’’. Avere il loro permesso per questa versione è stata un’enorme soddisfazione”.
Nel tuo testo c’è l’espressione ‘andare affanculo’, che nella prima esecuzione hai cambiato in ‘andare lontano’.
“Sì, nel contesto del brano secondo me ci sta benissimo, è sicuramente del tutto in linea con il linguaggio dei giovani. Ho deciso di cambiare l’espressione perché rischiava, fra polemiche e proteste, di distrarre l’attenzione dalla canzone”.
Sei considerata la favorita di questa edizione: come ti senti?
“E’ un ruolo pesante, ma cerco di non pensarci. Quando salgo sul palco cerco solo di buttarmi nell’emozione della canzone e di comunicarla a chi ascolta. La vittoria, i premi, sono un contorno legato alla manifestazione: per me conta l’approvazione del pubblico che compera i miei dischi e viene ai miei concerti”.
Hai ascoltato qualche canzone di questo Festival?
“Qualcosa ho sentito: mi piacciono i Nomadi, mi piace Gianluca Grignani... Del Festival nel suo complesso non so che dire, non riesco a farmi un’idea, in questi giorni siamo distratti da tante cose che è difficile formarsi un’opinione compiuta su quello che succede a Sanremo”.
“Non volevamo ripubblicare il vecchio album con l’aggiunta del pezzo nuovo: noi siamo una squadra indipendente, fatta di poche persone entusiaste, e allora, con il mio produttore Lucio Fabbri e la mia etichetta discografica, abbiamo preparato in poche settimane un nuovo album istintivo, viscerale, fatto con grinta ed emozione, e forse quindi anche più vero e più rock di ‘Un mondo perfetto’. L’album s’intitola ‘Il popolo dei sogni’, e le due parole, ‘popolo’ e ‘sogni’, sembrano antitetiche eppure si sposano bene. Ci abbiamo inserito anche una versione italiana di un pezzo dei Radiohead: si intitola ‘Il Luminal d’immenso’, parafrasi di una poesia di Giuseppe Ungaretti, ‘Mattino’, ed è la versione di ‘Wolf at the door’, un pezzo del loro album ‘Hail to the thief’’. Avere il loro permesso per questa versione è stata un’enorme soddisfazione”.
Nel tuo testo c’è l’espressione ‘andare affanculo’, che nella prima esecuzione hai cambiato in ‘andare lontano’.
“Sì, nel contesto del brano secondo me ci sta benissimo, è sicuramente del tutto in linea con il linguaggio dei giovani. Ho deciso di cambiare l’espressione perché rischiava, fra polemiche e proteste, di distrarre l’attenzione dalla canzone”.
Sei considerata la favorita di questa edizione: come ti senti?
“E’ un ruolo pesante, ma cerco di non pensarci. Quando salgo sul palco cerco solo di buttarmi nell’emozione della canzone e di comunicarla a chi ascolta. La vittoria, i premi, sono un contorno legato alla manifestazione: per me conta l’approvazione del pubblico che compera i miei dischi e viene ai miei concerti”.
Hai ascoltato qualche canzone di questo Festival?
“Qualcosa ho sentito: mi piacciono i Nomadi, mi piace Gianluca Grignani... Del Festival nel suo complesso non so che dire, non riesco a farmi un’idea, in questi giorni siamo distratti da tante cose che è difficile formarsi un’opinione compiuta su quello che succede a Sanremo”.
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