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“Psycho killer” remixato dai Cube Guys; la storia del brano

Il duo italiano ripropone l’inno dei Talking Heads
“Psycho killer” remixato dai Cube Guys; la storia del brano

Da oggi è disponibile su tutte le piattaforme "Psycho Killer (The Cube Guys Remix)", un remix ufficiale per il quale il duo di dj ha ottenuto l'autorizzazione dalla band newyorchese: lo pubblica l’etichetta discografica Just Entertainment di Sergio Cerruti.

The Cube Guys è il duo italiano formato da Roberto Intrallazzi e Luca Provera, protagonisti della scena house dal 2005. Con il loro sound distintivo e il format #CUBED!, hanno fatto ballare i club più iconici del mondo, da Ibiza a Miami.

I due avevano già lavorato sul pezzo otto anni fa, questa è una nuova rielaborazione. Ecco come suona il remix house/tech-house:


La storia della canzone


Quando "Psycho Killer" apparve nel 1977 come singolo di lancio del primo album dei Talking Heads, "Talking Heads: 77", sembrò arrivare da un altro pianeta. Nel pieno della scena punk newyorkese, dove regnavano la rabbia e il rumore, ecco una canzone costruita su un basso funky, una chitarra tagliente e la voce di David Byrne che, con tono nervoso e controllato, raccontava i pensieri di un assassino psicopatico. Era inquietante e, al tempo stesso, irresistibilmente ballabile.

La storia della canzone, però, comincia qualche anno prima. Byrne, Chris Frantz e Tina Weymouth si conoscevano dai tempi del Rhode Island School of Design. Prima di formare i Talking Heads, suonavano insieme in una piccola band chiamata The Artistics, e fu in quel periodo — intorno al 1974 — che nacque la prima versione di "Psycho Killer". Byrne aveva l’idea di scrivere una ballata “alla Randy Newman”, ma cantata da un personaggio alla Alice Cooper: una sorta di parodia del cattivo del rock, con un’ironia fredda e distaccata.

Il brano crebbe negli anni insieme alla band. Quando i Talking Heads si stabilirono a New York e cominciarono a esibirsi al CBGB, "Psycho Killer" era già uno dei loro pezzi forti dal vivo. L’interpretazione di Byrne — rigida, ansiosa, con quello sguardo perso nel vuoto — amplificava il carattere del testo: un uomo instabile, tormentato, incapace di gestire la propria tensione interna (“I can’t seem to face up to the facts / I’m tense and nervous and I can’t relax”). Non era tanto una confessione criminale quanto uno studio psicologico, quasi teatrale, su ciò che succede nella mente di qualcuno che perde il controllo.

Una delle peculiarità più note della canzone è il ritornello in francese, scritto con l’aiuto di Tina Weymouth, che aveva origini canadesi francofone. In quel passaggio — «Ce que j’ai fait, ce soir-là / Ce qu’elle a dit, ce soir-là…» — il killer sembra scivolare in un’altra lingua come se stesse perdendo contatto con la realtà, aggiungendo un tocco surreale che divenne parte del fascino del pezzo.

Musicalmente, "Psycho Killer" si distingue per la linea di basso ipnotica di Weymouth, semplice ma ossessiva, e per il ritmo secco e nervoso di Frantz. Byrne costruì sopra quella base una melodia che alterna calma e panico, proprio come lo stato mentale del personaggio che canta. Il risultato è un ibrido perfetto tra funk e art rock, una formula che i Talking Heads avrebbero poi esplorato con maggiore consapevolezza nei dischi successivi, fino a "Remain in Light".

Quando la canzone uscì nel 1977, alcuni pensarono che fosse ispirata ai delitti del “Son of Sam”, il serial killer che terrorizzò New York proprio in quel periodo. Byrne, però, smentì sempre qualsiasi collegamento diretto: la canzone era stata scritta anni prima, e semmai esprimeva un’ansia più universale — quella dell’uomo moderno, alienato, che perde il senso di sé in un mondo sovraccarico di stimoli.

Nonostante non sia stata un grande successo commerciale (arrivò solo al numero 92 della Billboard Hot 100), "Psycho Killer" divenne subito il brano simbolo dei Talking Heads e un manifesto della loro estetica: intellettuale ma danzante, ironica e inquieta allo stesso tempo. Ancora oggi, quella canzone conserva una forza strana — un mix di paranoia e groove che nessuno, all’epoca, aveva mai osato combinare in quel modo.

A inizio giugno era stato condiviso un post sul profilo Instagram ufficiale dei Talking Heads che dava appuntamento per giovedì 5 giugno. L'avvertimento aveva acceso immediatamente la fantasia dei fan, che avevano subito iniziato a sognare di rivedere David Byrne e soci insieme in tour. La sorpresa era un'altra: per la prima volta, "Psycho Killer" è accompagnata da un videoclip. I Talking Heads hanno infatti pubblicato il primo filmato ufficiale del loro classico, in occasione del 50esimo anniversario esatto del debutto della band al CBGB, avvenuto il 5 giugno 1975.

Il nuovo video, diretto dal regista Mike Mills, vede protagonista l’attrice premio Oscar Saoirse Ronan nei panni di una “everywoman”, una donna qualunque che comincia a perdere il controllo mentre è intrappolata in una vita monotona da impiegata.

L’uscita del videoclip è coincisa esattamente con i 50 anni dal primo concerto dal vivo della band, tenutosi il 5 giugno 1975, quando aprirono per i Ramones al CBGB di New York. Nel video, Ronan interpreta una donna intrappolata in una routine ciclica: il suo umore cambia radicalmente, passando da distaccato a sereno fino alla rabbia. Ha un crollo emotivo sul posto di lavoro, balla nella sua cucina e rimane sveglia di notte in preda all’angoscia esistenziale, mentre le persone intorno a lei sembrano non accorgersi di nulla.

In una nota condivisa sui social, i Talking Heads hanno elogiato la direzione non convenzionale del video:
"Questo video rende la canzone ancora migliore: amiamo ciò che questo video non è: non è letterale, inquietante, sanguinoso, fisicamente violento né ovvio", hanno dichiarato.

David Byrne, impegnato a promuovere dal vivo negli Stati Uniti il suo nuovo album solista, “Who Is The Sky?” (leggi qui la recensione), si è esibito il 22 ottobre scorso al Benedum Center for the Performing Arts di Pittsburgh, in Pennsylvania. Il 73enne musicista statunitense ha regalato ai presenti un paio di sorprese eseguendo per la prima volta in concerto “Hard times”, cover di una canzone dei Paramore del 2017, ma soprattutto, per la prima volta in diciannove anni, il classico dei Talking Heads“Psycho killer”

 

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