Critiche al regime: cinque Pussy Riot condannate in Russia

Cinque componenti delle Pussy Riot sono state condannate in contumacia a pene tra gli 8 e i 13 anni di reclusione in Russia. Secondo quanto riportato da Mediazona, sito co-fondato dal collettivo punk femminista, Maria Alyokhina, Diana Burkot, Taso Pletner, Olga Borisova e Alina Petrova non si sono presentate a Mosca al processo, che vedeva al centro il video del 2022 "Mama, don’t watch TV" e una loro performance a Monaco di Baviera.
Il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca ha condannato Maria Alyokhina (13 anni e 15 giorni di colonia penale), Taso Pletner (11 anni), Diana Burkot, Olga Borisova e Alina Petrova (8 anni) per il video musicale di tre anni fa in cui, secondo le autorità russe, avrebbero diffuso "false informazioni" sull'uccisione di civili ucraini da parte dell'esercito russo. Al concerto in Germania, invece, Pletner urinò su una foto di Vladimir Putin alla Pinakothek der Moderne.
Tramite i rappresentanti legali, le Pussy Riot hanno respinto le accuse, sostenendo di trovarsi di fronte a una sentenza politica. "La guerra su larga scala contro l’Ucraina va avanti da più di tre anni. Continuo a credere che l’Ucraina debba vincere e che Putin debba affrontare il tribunale dell’Aia" ha dichiarato Burkot, autrice del video. "Il governo russo è un esempio da manuale di patriarcato, che perpetra le peggiori forme di abuso: un tiranno, un narcisista, un gaslighter, un manipolatore tossico che si nutre della distruzione dell’altrui volontà".
Pletner ha invece citato tramite il suo avvocato lo scrittore dissidente sopravvissuto ai gulag Andrej Sinjavskij: "Finché uno scrittore non viene dichiarato colpevole, non può dirsi affermato. La letteratura che non supera i confini ristagna nel recinto che le è stato assegnato, come un bambino che annaspa in una pozza d’acqua. Finora mi sono considerata innocente e quindi un’artista fallita. Se il tribunale la pensa diversamente, come può un candidato impedire l’assegnazione del premio? Tanto più quando viene assegnato da un tribunale russo".
Il conflitto tra le Pussy Riot e le autorità russe ha origine nel 2012, quando il collettivo acquisì notorietà con la protesta "A punk prayer", in risposta alle accuse di brogli elettorali e brogli nella rielezione di Putin. Furono arrestate Alyokhina e Nadya Tolokonnikova, sebbene poi rilasciate anticipatamente grazie a un'amnistia approvata poco prima che la Russia ospitasse i Giochi Olimpici Invernali del 2014.