Un “golpe” e Giorgia si è ripresa il suo posto nel pop italiano

Ormai Giorgia non è sbaglia più una. Prima “Niente di male”, uscita un anno fa, una ballatona autunnale per cominciare a piazzare una prima pietra, ché da qualche parte bisogna pure iniziare. Poi “Diamanti”, con quell’interpretazione mozzafiato, tratta dalla colonna sonora dell’omonimo film di Ferzan Özpetek, lo stesso regista che nel 2003 scelse la sua “Gocce di memoria” per “La finestra di fronte”. Quindi quella “La cura di me” che - ormai si può dire - è stata la vincitrice morale dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, nonostante la clamorosa esclusione della cantante romana dalla cinquina dei finalisti della kermesse, e non tanto per i numeri quanto per il successo reale, per acclamazione popolare. Poi ancora “L’unica”, che a pensarci bene aveva un senso in quel periodo della stagione, l’estate, in cui anche nella musica si cerca leggerezza: product placement a parte - nel testo citava una nota azienda automobilistica - il pezzo funzionava ed era un bel mix di leggerezza ed eleganza, per un’operazione che aveva tutto sommato una credibilità considerando precedenti come “Tu mi porti su” o “Senza confine”. Ora, a completare la cinquina, arriva “Golpe”, un’altra ballatona di rara bellezza, specie in questi tempi cupi in cui il pop italiano è diventato un’infinita corsa al ribasso, tra canzoni pensate come meme e quant’altro.
Il trucco per tirarsi fuori da questa gara al contrario, lei che peraltro ha anche un “piccolo” vantaggio, diciamo così, ovvero quella voce che le permette a prescindere di stare diverse spanne sopra gli altri, Giorgia sembra averlo capito: a fare la differenza sono le belle canzoni. Perché sì, puoi inventarti tutte le mosse di marketing che vuoi, le più sensazionali, le più strabilianti, ma se poi manca la sostanza allora si rivela tutto vano. E fortunatamente il pubblico sembra aver capito quando in un progetto ce n’è, di sostanza, e quando invece non ce n’è (guardate come sono andati i vari tormentoni usciti quest’estate, pubblicati solo per esserci).
In “Golpe”, che Giorgia ha fatto ascoltare in anteprima la scorsa domenica sul palco dei Tim Music Awards all’Arena di Verona, di sostanza ce n’è: è un pezzo musicalmente sopraffino (la produzione è di Dardust, che qui sembra ispirarsi più ai suoi lavori da pianista - ascoltate, se ancora non l’avete fatto, l’ultimo “Urban impressionism” - più che alle varie hit che ha prodotto in questi anni, da “Pamplona”, “Riccione” e dintorni), con la voce di Giorgia che viene introdotta da un giro di piano che sembra citare i lavori del maestro Sakamoto, e un ritornello micidiale, impreziosito da un quartetto d’archi che fa da tappeto all’interpretazione della cantante romana, sublime anche - e soprattutto - nei passaggi più tortuosi. Il testo, firmato da Calcutta e Davide Petrella, non sarà tanto ispirato quanto la musica, alla quale ha contribuito anche Gaetano Scognamiglio, il leader dei Fitness Forever, la band composta da autentici fuoriclasse del circuito partenopeo, che da Pino Daniele a Liberato rimane sempre la più brillante della scena italiana (“E non è facile guardare sotto se è troppo alto / e non è facile guardare il buio, se il buio è tanto”). Ma ci sono belle immagini, passaggi in qualche modo illuminanti: “Perchè non vieni a prendermi? / nessuno sa quanto è bella stanotte / corriamo tutti i pericoli, a darci un bacio nel mezzo di un golpe”.
Ecco, “Golpe” è esattamente questo: un bacio nel mezzo di un golpe. È un atto a suo modo rivoluzionario, ma lo è in contrapposizione alla dittatura della banalità e della mediocrità che da troppo tempo la sta facendo da padrona nel pop italiano. Certi statement rischiano di suonare fin troppo entusiastici ed enfatici: «È solo una canzone», commenterà qualcuno. No: è una bella canzone. Ed è quel «bella» a fare la differenza. “Niente di male”, “Diamanti”, “La cura per me”, “Golpe”: da quando Giorgia ha iniziato a tirarsi fuori dalla corsa al ribasso, alzando l’asticella, sono arrivati risultati incoraggianti, che hanno permesso alla voce di “Come saprei” di riprendersi il suo posto nella scena (la conferma arriva anche dai biglietti venduti per i concerti, che rimangono sempre il vero banco di prova per misurare se un successo sia effettivamente tale o solo percepito: otto delle sedici date del tour nei palasport al via il 25 novembre da Jesolo sono sold out, dopo i vari «tutto esaurito» degli show estivi). La riprova che, in fondo, la bellezza rimane sempre l’arma più rivoluzionaria.