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Eminem: “Le droghe stavano per uccidermi”

Il rapper si confessa in “Stans”, il suo nuovo documentario: ebbe un overdose quasi fatale nel 2008.
Eminem: “Le droghe stavano per uccidermi”

Eminem ha scelto il documentario “Stans” (qui tutte le info), uscito da pochi giorni, per raccontare senza filtri, oltre che il suo legame con i fan, anche la fase più oscura della sua vita, che non ha mai nascosto: la dipendenza da farmaci. Una ferita che Em ha già affrontato in diverse canzoni e progetti, ma che in “Stans” è utile a far capire quando quello che molte persone venerano come un “dio” o un “idolo” in realtà abbia le stesse identiche, se non più profonde, zone oscure. In una narrazione cruda e diretta, il rapper di Detroit, in questo ultimo lavoro uscito in anteprima al cinema, fotografa il periodo compreso tra il 1999 e il 2008, quando abusava regolarmente di Vicodin, Valium, Ambien e Xanax, intrappolato in un circolo vizioso di depressione e pillole. “Mi sono ritrovato in ospedale, confuso e spaventato, con i tubi nel corpo”, racconta nel documentario.



“Ho perso il compleanno di mia figlia Hailie mentre ero incosciente. Ho pianto e mi sono chiesto: ‘Vuoi davvero perdere tutto questo?’”. Il punto di rottura arrivò tra il 2007 e il 2008, quando un’overdose di metadone lo mise a un passo dalla morte. Da lì iniziò un lungo percorso di riabilitazione, durante il quale dovette letteralmente reimparare a camminare, parlare e persino rappare. “La mia scrittura era peggiorata - ammette - quando ho ricominciato a scrivere è stato emozionante… Ho iniziato a comporre canzoni molto velocemente”. Questo processo di rinascita influenzò profondamente il suo album del 2009, “Relapse”, che tradusse in musica il dolore, la fragilità e la determinazione legati al suo recupero. Oggi, a 52 anni, Eminem festeggia oltre 17 anni di sobrietà e ne parla con orgoglio. “Non mi vergogno più di essere sobrio”, afferma. “Ho iniziato a trattare la sobrietà come un superpotere e mi sono vantato del fatto che sono riuscito a smettere”. “Stans” non è solo il racconto di una caduta e di una risalita, ma un messaggio di speranza per chi combatte con le dipendenze. Una testimonianza potente di come, anche quando sembra troppo tardi, si possa ancora risalire.

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