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In un mondo di piccole iene, gli Afterhours sono più vivi che mai

Il live a Genova parte con l'album “Ballate per piccole iene” e poi diventa pogo e pura energia.
In un mondo di piccole iene, gli Afterhours sono più vivi che mai

Il tour messo in piedi quest’estate per celebrare i vent’anni di “Ballate per piccole iene”, che sta macinando a sorpresa migliaia e migliaia di biglietti in tutta Italia, è tutto tranne che una mera operazione nostalgia, qualche cosa di polveroso o di museale. Sembra paradossale dirlo, ma gli Afterhours di oggi, che poi sono quelli di “ieri”, visto che Manuel Agnelli ha voluto al suo fianco la band originale che lavorò a quello storico album, sono più vivi che mai. E a Genova, sul palco del Balena Festival, in una delle primissime date della tournée, sempre aperta dai gruppi del progetto Carne Fresca, lo hanno dimostrato davanti a oltre 2.000 persone, mettendo in piedi un live energico, sprezzante, suonatissimo, senza egotismo e personalismi. Un concerto da band. Era dal 2018 che il logo luminoso Afterhours non illuminava un palco.



C’è una doppia esigenza a rendere la data ligure magica, e in generale questi nuovi appuntamenti: da una parte c’è un pubblico eterogeneo a livello di età, evidentemente affamato di musica rock che lasci i segni sulla pelle, che la faccia vibrare, dall’altra quella di una formazione ritrovata, che Agnelli ha voluto al suo fianco proprio perché ne ha percepito la voglia profonda di mettersi in gioco per davvero. Non cercava turnisti, ma musicisti che mettessero anima e corpo in questa avventura, che è molto più di una rievocazione. Andrea Viti (basso), Dario Ciffo (violino, chitarra), Giorgio Prette (batteria) e Giacomo Rossetti (chitarra, tastiere, percussioni) in questo momento sono i compagni di viaggio giusti. Insieme formano un blocco unico, granitico. La prima parte del live, con un palco da cui spuntano cinque ledwall con visual evocativi, è interamente dedicata a “Ballate per piccole iene”, un disco simbolo: l’album, come ha più volte spiegato Agnelli, è stato “figlio di un preciso periodo” e risulta essere musicalmente molto diverso dal glorioso predecessore “Quello che non c’è”.

È più oscuro, più reattivo e soprattutto black, con il ritmo che trova il suo apice in pezzi come “La vedova bianca”. Poi arriva il primo stacco con l’interpretazione de “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André: gli applausi dei genovesi, sempre severi davanti alle cover di Faber, in questo caso valgono doppio. Da qui il concerto vive un meraviglioso deragliamento: arrivano in sequenza, come cannonate, “Strategie”, “Germi”, “Lasciami leccare l'adrenalina”, “Dea”, “La verità che ricordavo” e “Male di miele”, tra i pezzi più potenti della discografia degli After. Agnelli tra un pezzo e l’altro ghigna: “Volete un ballata? No, non è il periodo storico”. Il pubblico salta, si dimena, il frontman alimenta il pogo chiedendo di formare un cerchio, gettando benzina sull’incendio. È uno scontro-incontro tra corpi catartico, sudato, verace. L’aria diventa elettrica e l’energia straripa: diversi fan storicamente affezionati alla band milanese, a fine performance, descriveranno questa parte come una delle più belle e coinvolgenti mai vissute in un live targato After.

Si prosegue con dei classiconi, da “Quello che non c’è” a “Non è per sempre”, appena diventato Disco d’Oro a ventisei anni dalla sua uscita. Agnelli trova anche il tempo, sfuggendo alla retorica, agli schieramenti e alle bandiere, di ricordare la tragedia che si sta consumando in Palestina, chiedendo maggior impegno per arrivare a un “cessate il fuoco”. Poi parte “Padania” che in alcuni versi è tanto dolorosa quanto rivelatoria: “Fare parte di un amore anche se è finto male, fare parte della storia anche quella più crudele. Liberarti dalla fede e cadere finalmente. Tanto è furbo più di noi, questo nulla, questo niente”. Se è vero che “Non si esce vivi dagli anni '80”, gli After di oggi stanno dimostrando senz’altro di essere fuoriusciti in ottima salute, e forse anche risorti, dagli anni 2000. Non sappiamo se questi saranno gli After del futuro, ma sicuramente sono tra i migliori After che può riservarci il presente. 

Scaletta:
La sottile linea bianca
Ballata per la mia piccola iena
È la fine la più importante
Ci sono molti modi
La vedova bianca
Carne fresca
Male in polvere
Chissà com'è
Il sangue di Giuda
Il compleanno di Andrea
La canzone di Marinella (cover di Fabrizio De André)
Strategie
Germi
Lasciami leccare l'adrenalina
Dea
La verità che ricordavo
Male di miele
Quello che non c'è
Non si esce vivi dagli anni '80
Padania
Bye Bye Bombay
Non è per sempre
Voglio una pelle splendida

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