Rockol30

Vasco all'Olimpico di Torino: “Celebro la vita in tempi d'odio”

Il grande live allo stadio parte con "Vita spericolata", un inno senza tempo. Il racconto.
Vasco all'Olimpico di Torino: “Celebro la vita in tempi d'odio”

Quello di Vasco Rossi, da sempre, è un "amor fati". È l’"amore del destino", ovvero l’accettazione della propria esistenza, in cui si decide di abbracciare le gioie, ma anche le difficoltà e le sofferenze più profonde. Questo concetto, spesso associato alla filosofia di Nietzsche, implica un'affermazione di vita, una volontà di celebrazione del proprio essere qui e ora, mentre il mondo brucia. Il rocker esistenzialista, a 73 anni, in un grande rito laico all’Olimpico di Torino, davanti a oltre 35mila persone, innalza il soffio che ci scuote come foglie al vento e a questo giro lo fa provocando ancora più rumore. Sono i tempi contingenti e bui a richiederlo. Per questo motivo iniziare la scaletta con “Vita spericolata”, un inno personale e generazionale, diventa un manifesto.

È forse uno degli attacchi più emozionanti che il Komandante, vestito con una giacca che sembra fatta di lava, abbia mai messo in campo in questo suo “never ending tour” iniziato nel 2013 e interrotto solo dalla pandemia. E lo si capisce dalla luce che ha negli occhi. “Di fronte a un mondo pieno di odio, di violenza, di valori rovesciati e di oscurità, noi celebriamo la vita. ‘Vita spericolata’ ai tempi non fu capita dai benpensanti: non parla di autodistruzione, ma di voglia di vivere intensamente e di rischiare per questo”, racconta nel backstage. “Vita”, “essere”, “siamo”, sono le parole più pronunciate nelle sue canzoni. È filosofia popolare, è pensiero che da personale diventa comunitario. È un sentimento puro che, tra iene e individualisti d’oggi, si fa musica, per unire le persone. “Ogni canzone di questo concerto è una fotografia di vita vissuta, ostinata, complicata. In una parola, una vita spericolata, alla ricerca di un senso. Ogni ricerca è sempre spericolata”, prosegue.

Tutti i brani, come se fossero anelli di Saturno, girano intorno al concetto di vita, morsa come una mela: “Sono innocente”, “Manifesto futurista”, “Valium”, tra i brani più corrosivi di “Siamo solo noi” del 1981, scorrono tra provocazione e ironia, fino ad arrivare al gioiello “Vivere” del 1993. In quel “Vivere o sopravvivere senza perdersi d'animo mai, e combattere e lottare contro tutto contro” c’è l’innalzamento del più alto senso di sopravvivenza. Lo sguardo disincantato del Blasco, come insegna la sua discografia, diventa anche analisi spietata e verace della società: “Mi si escludeva” del 1996, con un Vasco dal volto coperto come un rapper ante-litteram, racconta l’intolleranza che fa sorgere conflitti, la stessa che striscia in “Basta poco”, mentre “Gli spari sopra” fa luce su un potere che non conosce pietà e sulle responsabilità di chi sta in silenzio. Sul mega schermo compare una scritta gigante: “Fuck war”.

Ci sono anche delle chicche, proposte con dei sontuosi arrangiamenti. “Ed il tempo crea eroi”, composta nella seconda metà degli anni ’70, sembra scritta ieri: “Il tempo intanto crea eroi mentre il sole brucia ancora per i cazzi suoi. E la terra grassa e ricca frutta gelosie, e la scuola insegna poesie”. Il filo rosso del live è sempre presente: “Vivere non è facile” del 2011 sbuca dalla scaletta ed è una carezza sulle ferite. Vasco, a quel male di vivere alla Eugenio Montale, prova a dare delle risposte, tenta di colmarlo. Lo fa attraverso il ribellismo di “C’è chi dice no”, con il sarcasmo ghignante di “Io perderò”, ma anche con la sinuosa meraviglia di corpi che si scoprono, che sudano, che si avvinghiano tra lanci di reggiseni e baci incandescenti: “Rewind” è la colonna sonora dei suoi “Ragazzi selvaggi”, sputati fuori dal romanzo di William S. Burroughs.

Con il rocker, sul palco, un gigante buono largo 86mt, profondo 25mt e alto 28mt, con alcuni schermi a forma di V rovesciata, c’è una formazione compatta: Vince Pastano (chitarre e direzione musicale degli show), Stef Burns (chitarre), Andrea Torresani (basso e cori), Alberto Rocchetti (tastiere e cori), Donald Renda (batteria), Antonello D’Urso (programmazione, chitarra acustica e cori), Roberta Montanari (cori), Andrea Ferrario (sax), Tiziano Bianchi (tromba) e Roberto Solimando (trombone). La terza parte della performance con “Senza parole”, “Sally” e “Se ti potessi dire” è la più emotiva. I rimpianti scivolano via e lasciano spazio a brani cantati in coro, in modo catartico.

Fa riflettere come il live di un uomo di oltre settant’anni, che porta sulle spalle vittorie e cadute, sia più febbrile e vivido di molti concerti di artisti di nuova generazione. E non è solo questione di canzoni, ma di attitudine e di verità. “Albachiara”, forse mai come in questo show, è il finale perfetto: nel gesto semplice ed erotico di quella mano con cui la protagonista si sfiora, sola, dentro la stanza, mentre il mondo è là fuori, c’è il piacere di un’esistenza semplice che, però, non vuole catene, despoti e comandamenti. Ma immaginazione, gioia, futuro.


Scaletta: 
Vita spericolata
Sono innocente ma...
Manifesto futurista della nuova umanità
Valium
Vivere
Mi si escludeva
Gli spari sopra
Quante volte
Ed il tempo crea eroi
Un gran bel film
Vivere non è facile
Buoni o cattivi
Basta poco
Siamo qui
C'è chi dice no
Io perderò
La strega (La diva del sabato sera)/Cosa vuoi da me/Vuoi star ferma!/Tu vuoi da me qualcosa
Una canzone per te
Va bene, va bene così
Rewind
E adesso che tocca a me
Senza parole
Sally
Se ti potessi dire
Siamo solo noi
Canzone
Albachiara

Schede:
Tags:
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.