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La storia dell'Eurovision americano (fallito)

Nel 2022 gli Usa decisero di mettere in piedi una loro versione della kermesse. Ma fu un flop.
La storia dell'Eurovision americano (fallito)
Credits: Corinne Cumming

Uno sforzo produttivo colossale e dai costi multimilionari, il supporto di uno dei più grossi network televisivi statunitensi come la Nbc, la conduzione di due star ultranote come Snoop Dogg e Kelly Clarkson e la partecipazione, in gara, di artisti popolarissimi al pubblico americano come Michael Bolton e Macy Gray. Il progetto dell’American Song Contest, la versione americana dell’Eurovision Song Contest, era sulla carta interessante. E curato nei minimi dettagli, senza lasciare nulla al caso. La kermesse puntava a importare al di là dell’Atlantico il format dell’Esc, tra gli eventi mediatici più attesi, seguiti e commentati del Vecchio Continente: una competizione canora tra stati. Se nel caso dell’Eurovision gli stati sono quelli europei, in quello dell’American Song Contest sarebbero stati, naturalmente, quelli americani. Ma l’evento si rivelò un flop clamoroso. Tanto da essere cancellato dopo una sola stagione.

L’Eurovision “americano” partì con il migliore degli auspici, quando nel 2019 due ex produttori della gara canora europea, Christer Björkman e Ola Melzig, durante una conferenza stampa legata all’Eurovision di Tel Aviv annunciarono di aver acquisito dall’Uer - l’Unione europea di radiodiffusione, che organizza l’Esc - i diritti per un adattamento del concorso per il mercato statunitense, generando grosse aspettative nei confronti della versione americana della kermesse. Successivamente, gli organizzatori rivelarono che almeno dieci grandi network statunitensi avevano mostrato interesse per la trasmissione dell’American Song Contest. Fu solo nel 2021 che l’Uer annunciò che ad acquisire i diritti di produzione e di trasmissione del mega-evento era stata la National Broadcasting Company e che lo show si sarebbe tenuto tra la primavera e l’estate del 2022. Poco dopo l’emittente aprì le iscrizioni per gli artisti, chiedendo ai cantanti partecipanti di candidarsi per stati con i quali avevano «una connessione autentica e profonda». I primi colpi di scena arrivarono quando fu annunciato che Michael Bolton avrebbe rappresentato il Connecticut con “Beautiful world” e che Macy Gray avrebbe cantato per l’Ohio “Every night”. Tra i cantanti in gara si presentarono anche il cantautore folk Allen Stone (per Washington), la cantante sudcoreana AleXa (per l’Oklahoma), il duo di big beat The Crystal Method (per il Nevada), il cantante Sisqó (per il Maryland) e l’ex attore di “Glee” Riker Lynch (per il Colorado).

Nonostante l’hype e gli investimenti, l’American Song Contest non riuscì però ad appassionare gli spettatori americani. Le otto puntate dello show, più grosso e articolato rispetto all’Eurovision, che di appuntamenti ne prevede invece solo tre, fecero registrare ascolti a dir poco deludenti: la prima puntatat fu vista da appena 2,8 milioni di spettatori, pari allo 0,50% di share. La seconda da 1,8 milioni di spettatori, pari allo 0,30% di share. La prima delle due semifinali non riuscì a spingersi oltre quota 1,4 milioni di spettatori, pari allo 0,30% di share. La finale fece meno ascolti della prima puntata: fu vista da poco più di 2 milioni di spettatori. Alla fine l’American Song Contest chiuse con una media di 1,8 milioni di spettatori, pari allo 0,33% di share. Cifre bassissime, che suggerirono alla Nbc di non rinnovare il contratto per una seconda edizione della kermesse, che ufficialmente è “in pausa”, ma di fatto è sparita da tre anni dai palinsesti americani.

Cosa non funzionò? Difficile individuare con precisione i motivi che causarono il fallimento dell’operazione. Forse la scelta di articolare l’American Song Contest come un reality show non premiò: a differenza dell’Eurovision, la cui forza sta proprio nell’essere condensato in tre appuntamenti compresi in un arco temporale di sei giorni, i produttori americani pensarono di fare della versione americana della kermesse uno show stile American Idol. Senza considerare, però, che American Idol esisteva già, negli Stati Uniti. Mancarono anche nomi di peso a richiamare l’attenzione del grande pubblico: a parte Michael Bolton e Macy Gray, nessun altro grosso artista di fama nazionalpopolare si presentò in gara alla kermesse e il pubblicò si ritrovò ad ascoltare le esibizioni di perfetti sconosciuti come Las Marias (Arizona), Sweet Taboo (California), Jesse LeProtti (Carolina del Sud), Nitro Nitra (Delaware), Ale Zabala (Florida) e via dicendo. Per la cronaca: vinse la semisconosciuta AleXa, rappresentante dell’Oklahoma, poi sparita dai radar.

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