Basta inciampi, Blanco vuole tornare a correre

Nell’ultima edizione del Festival di Sanremo ha lasciato il segno, ma senza mostrarsi, senza essere direttamente protagonista come accadde invece nel 2022 quando vinse in coppia con Mahmood con “Brividi” o come malauguratamente è accaduto nel 2023 con la performance “distruggi fiori” nei panni di ospite. Quella di quest’anno è stata un’operazione di riposizionamento nel segno dell’arte e della musica, dopo un momento evidentemente non semplice e di riassetto. Blanco, durante il Festival della Canzone Italiana, infatti, ha debuttato come autore di tre canzoni in gara, firmando i brani di Giorgia, Noemi e Irama.
Cambio manager
Si tratta del primo squillo di un nuovo percorso, questo perché c’è una notizia nella notizia: l’artista, che con le sue prime canzoni nel 2020 stupì per animo punk e stile di scrittura, è tornato a lavorare con la Eclectic Music Group di Stefano Clessi, il suo primo manager (che ha pubblicato sui social una foto insieme con scritto “Erasmus finito. Bentornato a casa”), di fatto rompendo il percorso intrapreso con Shablo e il suo team, che lo hanno seguito in questi ultimi anni di carriera. E all’orizzonte potrebbe anche esserci un cambio di etichetta. Grazie al lavoro del manager, talent scout e produttore, anche lui a Sanremo con il pezzo “La mia parola”, Blanchito bebe ha raggiunto traguardi molto importanti, consolidando la sua figura, ma ha anche commesso alcuni che artisticamente, da fuori, possono essere considerati dei passi falsi, e che forse hanno portato i due a dirsi addio.
Passi falsi
In cima alla lista, analizzando la strada percorsa dal cantante, ce ne sono in primis due: nel luglio 2023, nell'ambito della tournée “Innamorato stadi”, Blanco è diventato l'artista più giovane a essersi esibito sul palco dello Stadio Olimpico, e la seconda data del tour lo ha visto calcare lo Stadio San Siro di Milano. Una scelta prematura: Riccardo Fabbriconi, questo il suo vero nome, classe 2003, pur tenendo tutto sommato botta dal punto di vista della performance, questo perché è sempre stato un animale da palco, non aveva un repertorio ampio e consolidato per permettersi un doppio show negli stadi. Quello fu a tutti gli effetti un salto carpiato: dai club e le arene estive ai riflettori degli stadi, senza fasi di “mezzo”, senza passare dai palazzetti o da altro, ma tutto in un battito di ciglia, bruciando le tappe. Sempre nel 2023 è uscito il documentario “Bruciasse il cielo”, un po’ autoreferenziale e senza una vera polpa dal punto di vista dello storytelling, ma come sarebbe potuto essere altrimenti, visto che Blanco, ai tempi aveva appena vent’anni?
Nel giugno dell’anno seguente, l'artista ha pubblicato un singolo “Desnuda”, cantato interamente in spagnolo e ispirato da un viaggio a Medellín, in Colombia, dov'è stato realizzato anche il videoclip del brano. Un pezzo che avrebbe dovuto proiettare il giovane talento nel mercato estero, preludio forse di un progetto più ampio, ma che alla fine è finito semplicemente per spiazzare i fan, che si aspettavano un ritorno sulle scene più a fuoco e credibile. Ecco un altro inciampo. Di altro respiro e più centrato il pezzo “Adrenalina”, con Marracash e Baby Gang, contenuto nel disco “L'angelo del male” del rapper di Lecco. La sensazione, nel guardare dall’alto l’iter di Blanco, è che, per strada, si sia perso qualche cosa: quell’autenticità romantica, dai tratti selvaggi, che l’ha caratterizzato agli esordi rendendolo un nome lucente della musica italiana, ha lasciato piano piano campo a una figura più pettinata e rassicurante, meno dirompente.
Identità
Questo passaggio si percepisce in modo netto anche ascoltando “Blu Celeste”, un ottimo album di debutto uscito nel 2021, e poi “Innamorato”, pubblicato nel 2023, un buon progetto in cui l’irrequietezza iniziale del giovane artista si ammorbidisce e va a mischiarsi con trame d’amore più convenzionali. Quello viscerale e quello sentimentale sono i due lati di Blanco, i suoi due volti che è giusto convivano senza però annullarsi o snaturarsi, facendo prevalere uno o l’altro. Il suo ritorno, in cui non può mancare la figura di Michelangelo, suo produttore e scultore del suono, passa senz’altro per questa consapevolezza e, forse, anche per una direzione artistica più lineare, lontana da gigantismi o colpi di testa, con quello che davvero conta al centro: l’identità. Blanco vuole tornare a correre, come nei primi video.