“Creuza de mä” è diventata virale su TikTok

Le vie di TikTok sono infinite. In questi anni, la piattaforma social è riuscita a far tornare in auge vecchi brani, a rendere di tendenza canzoni inaspettate, a far riscoprire alle nuove generazioni pezzi incastrati tra le pieghe del tempo. Una delle sue ultime magie è la creazione di migliaia e migliaia di video, tanto da balzare in cima alle classifiche dei trend, con sottofondo “Creuza de mä”, nella versione pubblicata da Bresh e Cristiano De André, che hanno voluto omaggiare Faber sul palco del Festival di Sanremo durante la serata delle cover. L’hanno eseguita all’Ariston per ben tre volte a causa di alcuni problemi tecnici, e anche questo ha reso la performance curiosa e fuori dal comune. Insomma, TikTok ha contribuito a rendere virale un brano in genovese. In molti lo condividono o creano contenuti utilizzandolo, senza capirne interamente il significato e questo è possibile grazie alla forza del suo sound. La canzone fa parte dell’omonimo disco uscito nel 1984, pubblicato da Fabrizio De André, con le musiche a cura di Mauro Pagani.
“Ho conosciuto Cristiano sul set del documentario ‘La nuova scuola genovese’ ed è nato qualcosa di magico, il pezzo lo abbiamo cantato in quel contesto per la prima volta – ha raccontato Bresh - ho lottato per portare questo brano nella serata delle cover. ‘Creuza de mä’ per me è un porto sicuro, sono i sapori, i colori e i suoni della mia terra che si trasformano in canzone – ha raccontato Bresh - ma non è solo questo: Fabrizio De André scelse il genovese come lingua del Mediterraneo, trasmettendo un senso di unione tra popoli e culture. ‘Creuza de mä’ ha un respiro internazionale, travalica i nostri confini e abbraccia il mondo. Un messaggio, soprattutto oggi, potentissimo”. La locuzione ligure crêuza de mä, in genovese, definisce un viottolo o una mulattiera, talvolta fatta a scalinata, che abitualmente collega l'entroterra con il mare. La traduzione letterale è quindi "viottolo di mare" o, nel parlato ligure, "crosa di mare".
Il testo parla di marinai che, tornati dal mare, poeticamente descritto come un posto dove la luna si mostra nuda, cioè non ombreggiata da colline, piante o case e dove la notte ha puntato il coltello alla gola, vanno a mangiare, in una taverna, “dall'Andrea”, alla fontana dei colombi nella casa di pietra, e pensano a chi vi potrebbero trovare: gente di Lugano poco raccomandabile e ragazze di buona famiglia. Il brano è incentrato sulle figure dei marinai e sulle loro vite da eterni viaggiatori. In un’intervista per Rockol, Pagani ha spiegato il perché l’intero disco è attraversato da musiche rimaste nel tempo. Musiche immortali che, infatti, vengono ancora oggi apprezzate anche a livello internazionale da giganti come Peter Hammill dei Van der Graaf Generator, David Byrne e Thom Yorke. “Sì, le musiche sono nate fuori dal tempo – ha sottolineato il compositore a Rockol – io credo che quel disco sia unico perché prende vita da un ascolto, da uno studio, e poi è arrivato tutto il resto. Io avevo smesso di seguire il rock e il prog, a inizio anni ’80, e mi concentrai sulle musiche del Mediterraneo e del mondo. Ho ascoltato tutto quello che si poteva trovare in quel periodo e non era semplice reperirlo. Il disco ‘Crêuza de mä’, che nacque da quelle ricerche e venne pubblicato nel 1984, anticipò la world music poi portata in auge qualche anno dopo da Peter Gabriel. ‘Crêuza de mä’ portò la Liguria, concettualmente, al centro del mondo, fu un album di tradizione collocato nel presente e nel futuro, non nel passato”.
Nell'agosto 2020 è stata realizzata una nuova versione del brano che dà il titolo al disco, cantata da numerosi artisti italiani, su iniziativa di Dori Ghezzi, vedova di De André (morto nel 1999), appositamente per la cerimonia di inaugurazione, a Genova, del viadotto autostradale Genova San Giorgio, costruito in sostituzione del precedente viadotto Polcevera, crollato due anni prima provocando 43 vittime. Che cosa può raccontare alle nuove generazioni? "‘Creuza de mä’" è una canzone che ho visto proprio nascere. Ancora oggi può trasmettere il valore dell'andare in controtendenza. Mio padre e Pagani non scimmiottarono nessuno, ma partendo da delle radici, liguri e mediterranee, crearono qualche cosa di nuovo, unico, che appartenesse a loro e a tutti noi – ha concluso Cristiano De André, in occasione della sua partecipazione al Festival - ricordo quando i discografici vennero in studio ad ascoltare i primi provini. Chiedevano a mio padre se fosse pazzo e ripetevano di continuo, lamentandosi: ‘Non venderemo mai tanti dischi’. E invece fu un successo gigantesco, anche commerciale”.