Sanremo 2025, le cover: la serata più divertente. Le pagelle

In alcune edizioni, è stata la serata più divertente, e così è stato anche a questo giro. Cover e duetti hanno risollevato il Festival dopo due serate mosce. Un gran momento di musica e tv il duetto tra Lucio Corsi e Topo Gigio, bella “Crêuza de mä” di Bresh e De André (portata a casa e ripetuta tra diverse difficoltà tecniche), importante il ricordo di Paolo Benvegnù di Brunori ed emozionante rivedere sul palco di Sanremo Riccardo Sinigallia. Si parlerà soprattutto di Fedez che aggiunge le sue barre a “Bella stronza” di (e con) Marco Masini - ma magari ci dimenticheremo anche di chi ha stravolto dei classici. Da qualche anno alla serata delle cover vale tutto, non c'è un tema: è un peccato, ma almeno quest'anno ci siamo evitati le autocover e gli autotributi. Vittoria di Giorgia e Annalisa con "Skyfall". Rockol è tra le testate accreditate e ha votato dalla sala stampa: qui sotto le nostre pagelle.
Shablo ft. Guè, Joshua, Tormento con Neffa: “Amor de mi vida” e “Aspettando il sole”: 7
Old school coerente con il resto del progetto. Neffa arriva alla fine della canzone, e si prende quello che è suo.
Bresh con Cristiano De André: “Crêuza de mä”: 8
Un duetto nel segno della Città della Lanterna. Scelta non scontata per un brano in genovese che i due, nonostante diversi impedimenti tecnici, interpretano in modo sentito e profondo. Un bellissimo filo rosso tra generazioni.
Fedez con Marco Masini: “Bella stronza”: 6
Fedez aggiunge barre alla canzone di Masini, a cui è affidato l'inizio del brano, oltre al ritornello. Ovviamente Fedez gioca sui doppi-sensi, non si capisce, del tutto, a chi siano dedicate quelle parole in più, alimentando il gossip. Detto ciò la performance funziona, l'interazione tra melodia e parti rappate è ben studiata e calibrata.
Brunori Sas con Riccardo Sinigallia e Dimartino: “L’anno che verrà”: 7
Che bello rivedere Riccardo Sinigallia su questo palco, dopo la sfortunata edizione del 2024, che bello risentire questa canzone e bravi a dedicare la canzone al "Caro amico" Paolo Benvegnù, che il 14 febbraio avrebbe compiuto 60 anni.
Willie Peyote con Tiromancino, Ditonellapiaga: “Un tempo piccolo”: 6
Willie lascia spazio ai colleghi: una versione pulita, che suona soprattutto Tiromancino.
Massimo Ranieri con Neri Per Caso: “Quando”: 5
Interpretazione e versione lenta, abbastanza noiosa.
Elodie e Achille Lauro: “A mano a mano” e “Folle città”: 7
Le due anime di Lauro: quella più intima (Cocciante) e poi quella più vamp e sexy (Bertè). Due canzoni, due mondi che si mescolano e divertono il pubblico. Il Lauro pazzerello e provocatore è quello che preferiamo.
Olly con Goran Bregović e la Wedding & Funeral Band: “Il pescatore”: 6
Vorrebbero essere la Seeger Sessions Band, ma l'effetto è quello di trasformare il Festival di Sanremo nel concertone del 1° maggio: più festa che precisione, la performance si perde un po' per strada e viene buttata un po' in caciara.
Joan Thiele con Frah Quintale: “Che cosa c’è”: 6
Interpretazione più che dignitosa con Thiele elegante in tutto. Quintale rimane un passo indietro.
Coma_Cose con Johnson Righeira: “L’estate sta finendo”: 7
Parte lenta, al piano, con un "Sanremo sta finendo" e finisce con il pubblico in piedi che canta il mitico tormentone nella sua versione più ritmata. Scelta azzeccatissima con un Johnson in grande spolvero, con tanto di occhiali alla X-Men.
Sarah Toscano con Ofenbach: “Overdrive”: 7
La Sarah che ci piace: spigliata, divertente e divertita. Un momento pop-elettronico che accende la serata e porta colore.
Simone Cristicchi con Amara: “La cura”: 6
Battiato è un artista che Cristicchi e Amara, compagna sul palco e nella vita, conoscono bene. E infatti lo interpretano con rigore e rispetto. La canzone è, ovviamente, straordinaria: i due artisti, quando nel finale si lasciano andare, escono un po' dai binari, esagerando.
Giorgia con Annalisa: “Skyfall”: 8
Tecnica, sintonia, magia: un fraseggio equilibrato di voci, nessuna delle due si sovrasta, ma anzi arrivano insieme a un finale da brividi. Bellissimo l'abbraccio commosso, alla fine, tra le due artiste.
Francesco Gabbani con Tricarico: “Io sono Francesco”:7
Da canzone pop con il doppiofondo triste diventa una messa in scena teatrale, con Gabbani che canta, Tricarico che recita, con l'orchestra che fa la colonna sonora e i bambini che entrano. Bravi, che gran canzone.
Rocco Hunt con Clementino: “Yes I know my way”: 6
Un tributo tutto campano tra ricordi di Pino Daniele e barre inedite. Groove da vendere e una bella sintonia.
Marcella Bella con Twin Violins: “L’emozione non ha voce”: 5
Non è proprio un duetto - canta con i Twin Violins - e per certi versi non è neanche una cover: rimane in famiglia con una canzone scritta per Celentano dal fratello Gianni (inquadrato in platea), con Mogol. Gran canzone, interpretazione pulita, ma un po' fuori tema per la serata.
The Kolors con Sal Da Vinci: “Rossetto e caffè”: 6
Sì, è l'apoteosi del "paraculismo": dalla scelta della canzone alla performance fino alla discesa in platea a cantare tra il pubblico. Ma nella serata delle cover questo tipo di approccio non può che divertire, senza pretese.
Gaia con Toquihno: “La voglia e la pazzia”: 6
Gaia presenta un brano di Ornella Vanoni con un'icona della musica brasiliana: il risultato è un sound ricco di colori che avvolge, ma fino a un certo punto.
Irama con Arisa: “Say something”: 7
La voce perfetta di Arisa e quella più bassa di Irama si fondono bene assieme, l'arrangiamento è minimale, soprattutto nella prima parte, e non invade la canzone. Bravi.
Serena Brancale con Alessandra Amoroso: “If I ain’t got you”: 6
Se si canta Alicia Keys, si gioca con il fuoco. L'interpretazione regge, le due cantanti non sfigurano, ma non basta tenere le vocali aperte per rievocare appieno il mondo black della cantautrice vincitrice di diciassette Grammy Awards.
Lucio Corsi con Topo Gigio: “Nel blu dipinto di blu”: 9
Game, set, match. Grande idea, grande canzone, grande messa in scena, rispettosa di un classico, con un tocco originale (l'armonica blues) e riferimenti alla storia della tv (qua la nostra intervista con la storia del brano e di Topo Gigio).
Francesca Michielin e Rkomi: “La nuova stella di Broadway”: 6
Prima sufficienza della serata: un bel pezzo di Cremonini, interpretato senza strafare, con una bella sintonia tra i due amici e cantanti.
Noemi e Tony Effe: “Tutto il resto è noia”: 4
Tony Effe più che "fare Califano", sembra coinvolto in una recita scolastica. Noemi, con la sua voce graffiata, dà il colpo di grazia a un'interpretazione che merita un carisma e un'attitudine completamente diverse.
Clara con Il Volo: “The sound of silence”: 4
Sguardi intensi e ugole distese: provano a trasformare un classico minimale in una colonna sonora di James Bond, ma sembra un concerto di Natale registrato ad agosto.
Modà con Francesco Renga: “Angelo”: 5
Un bella canzone che viene troppo "urlata", va sopra le righe e a tratti deraglia.
Rose Villain con Chiello: “Fiori di rosa, fiori di pesco”: 5
Rose, nonostante alcune sbavature, riempie il palco e la canzone di Lucio Battisti, Chiello invece appare diversi passi indietro: non solo non incide, ma sporca la performance, rendendola dozzinale e da karaoke.