L'album dei Led Zeppelin da cui Robert Plant si dissocia

La libertà artistica di un gruppo o di un artista solista è sovente direttamente collegata al contratto stipulato con la casa discografica di turno. Anche i nomi più splendenti del firmamento musicale hanno dovuto sottostare alle pressioni delle loro etichette per onorare il loro contratto. Non hanno fatto eccezione i Led Zeppelin.
Il 25 settembre 1980 accadde l'irreparabile. John Bonham, il batterista della band, dopo una serata di bagordi venne trovato morto nella stanza della villa di Jimmy Page soffocato dal suo stesso vomito. Il gruppo non ci pensò su per molto tempo, un paio di mesi più tardi decise di sciogliere il sodalizio, giungendo alla conclusione che senza John non aveva senso continuare.
Se per la band non aveva senso continuare senza John seduto alla batteria, quello non era lo stesso modo di vedere le cose della loro etichetta discografica. Nonostante non ci fosse molto materiale su cui lavorare finì che nel 1982 venne pubblicato “Coda”, che è passato alla storia come il nono e unico album dei Led Zeppelin uscito postumo.
Di quell'album Robert Plant ha sempre pensato che pubblicarlo fosse del tutto inutile e ne prese le distanze. "Io non c'entro niente. Quando si è parlato di “Coda”, ne avevo davvero... non so, ne avevo semplicemente abbastanza di tutta quella faccenda. Se inizi a suonare per qualcosa di diverso dal semplice prestigio e denaro, allora questa dovrebbe essere parte della ragione di tutto il percorso. Quando Bonzo è morto, era l'unica ragione per rimanere attivamente coinvolti con i Led Zeppelin".