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Nel 2025 l’indie è ufficialmente (già) roba per nostalgici

Da Calcutta a Gazzelle, passando per Thegiornalisti: cosa (non) rimane di una scena di rottamatori.
Nel 2025 l’indie è ufficialmente (già) roba per nostalgici

«Quante volte hai visto andarsene la felicità / e il 2017, sai, non ritornerà», canta Gazzelle nei primi versi di “Noi no”, il singolo - appena pubblicato - che anticipa il suo nuovo album “Indi”, scritto così. Lo ha presentato come un “ritorno a casa” e non è un caso che in “Noi no” citi il 2017: fu l’anno in cui debuttò con “Superbattito”, l’album di “Quella te”, “Zucchero filato” e “Nmrpm”, le hit che gli permisero di ritagliarsi un posto tutto suo nella nascente scena cantautorale italiana di quegli anni, quel circuito che per comodità qualcunò ribattezzò “indie pop”, a sottolineare come dietro non ci fossero le multinazionali della discografia ma piccole etichette indipendenti - Bomba Dischi e 42 Records a Roma, Maciste Dischi a Milano - che avevano coltivato quei talenti partiti “dal basso” ed esplosi grazie al passaparola sulle piattaforme di streaming e sui social. Che poi nascente, a pensarci bene, nel 2017 non lo era già più. “Mainstream” di Calcutta, l’album di “Cosa mi manchi a fare”, era uscito un anno e mezzo prima e con “Oroscopo”, prodotta da Takagi & Ketra, gli stessi hitmaker dietro a “Roma-Bangkok” di Giusy Ferreri e Baby K (insomma, un pedigree non proprio rock alternativo), aveva vinto un Disco d’oro: con inni come “Milano”, “Limonata”, “Frosinone”, “Del verde” il cantautore di Latina aveva spalancato le porte dei locali del circuito indipendente, dal Monk di Roma all’Estragon di Bologna, alle ragazzine di 17-18 anni. L’inizio di una rivoluzione che in una manciata di mesi avrebbe sparigliato le carte sulla tavola della discografia italiana, contribuendo non poco al ricambio generazionale del pop tricolore.

Mente si avvicina il decennale dello stesso “Mainstream”, che cadrà il prossimo novembre, l’indie è ufficialmente (già) roba per nostalgici, di cui rimangono poche tracce. Gli “adesivi sui caschi” di cui parla Gazzelle in “Noi no”, ad esempio, mentre si prepara ad esibirsi per la prima volta in carriera il Circo Massimo (il 7 giugno), lui che all’inizio neppure voleva farsi vedere in faccia. Nelle prime foto postate sui social e diffuse ai media aveva il volto sfocato e tutto quello che era dato sapere su di lui era riassunto in poche battute: «Gazzelle è di Roma. Occhiali da sole, occhiaie da solo. Zenzero e zucchero filato. Amori squarciati a metà, con la felpa sporca della sera prima. Sexy pop». “Superbattito” uscì nel marzo del 2017 e due mesi dopo Carl Brave e Franco126 pubblicarono il loro “Polaroid”: due dischi destinati a fare da colonna sonora alla quotidianità dei ventenni, che non si rispecchiavano più negli amori patinati cantati dai protagonisti del pop italiano, quello del giro dei talent show, ma cercavano racconti più crudi, più autentici, più veri. Come quelli di Coez, ad esempio, che nel calderone dell’indie pop ci finì quando scelse Niccolò Contessa, il padre putativo della scena, produsse buona parte di quel “Faccio un casino” che fu il vero best seller della musica italiana di quell’annata con 250 mila copie vendute, pari a 5 Dischi di platino: “C'è troppa luce dentro la stanza / questo caldo che avanza e io non dormirò / e scusa se non parlo abbastanza / ma ho una scuola di danza nello stomaco”, cantava il rapper romano, con un romanticismo tutto suo, in quella “La musica non c’è” che di Dischi di platino ne vinse addirittura 8.

Una foto del tour nei club di Calcutta ai tempi di "Mainstream", nel 2016

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«Perché non provi a fare un talent? / Io conosco molto bene / il produttore generale», cantava Gazzelle in “Nmrpm”, facendo il verso alle domande che gli faceva a cena il padre della sua ragazza di allora. Ma c’era anche chi combatteva il sistema dall’interno, se così vogliamo dire: nel maggio del 2017 Tommaso Paradiso non si fece problemi a portare i suoi Thegiornalisti ad “Amici”, dopo i due concerti nei palasport di Roma e Milano con i quali la band, all’apice del successo, celebrò il trionfo di “Completamente sold out”. C’era un tormentone nel cassetto pronto per essere tirato fuori: quella “Riccione” che di fatto segnò un punto di non ritorno per la scena, destinata a diventare il nuovo pop. Niccolò Contessa ebbe la prontezza di eclissarsi prima della deriva commerciale del circuito che lui stesso aveva contribuito a creare, quando con I Cani nel 2011 aveva cominciato a raccontare la fauna che popolava i locali del circuito underground capitolino, tra «falsi nerdi con gli occhiali da nerd, anoressiche alla moda e anoressiche fuori moda, bulimiche che si occupano di moda, nichilisti col cocktail in mano che sognano di essere famosi come Vasco Brondi»: “Aurora”, il terzo disco dei Cani, uscì nel gennaio del 2016, una manciata di settimane dopo “Mainstream” di Calcutta, e a distanza di nove anni rimane l’ultimo album pubblicato da Contessa.

Prima di Gazzelle a far rivivere quel periodo irripetibile ci ha pensato Tommaso Paradiso. Quando un anno e mezzo fa l’ex frontman dei Thegiornalisti, che proprio al Circo Massimo nel settembre del 2019 si ritrovarono di fronte a un binario morto (pochi giorni dopo l’esibizione il cantautore annunciò la svolta solista, segnando di fatto la fine del trio), pubblicò il videoclip di “Blu ghiaccio travolgente”, puntò proprio sull’effetto nostalgia: la clip era una sorta di “come eravamo” che metteva insieme immagini dei concerti del trio di “Completamente” e quelli dei videoclip delle hit che tra il 2016 e il 2019 portarono Paradiso e compagni sul tetto della musica italiana. «Perché niente davvero muore / in fondo lo sai anche tu / vivremo sempre dentro una canzone / spinti all'infinito in un frammento», cantava. E con la nostalgia si sono divertiti a giocare in qualche modo anche Carl Brave e Franco126, che alla fine del lungo tour legato a “Polaroid” presero due strade diverse e apparentemente inconciliabili: «È stata una bella avventura, ma ogni cosa ha il suo tempo e i film migliori non hanno un sequel», commentò il primo. Lo scorso settembre, però, i due si sono fatti pizzicare insieme nel backstage di un concerto di Gemello, mentre chiacchieravano e scherzavano come ai vecchi tempi: tanto (o poco) è bastato perché la clip diventasse virale su TikTok, (ri)accendendo le speranze dei fan di rivederli presto insieme anche sul palco.

Tommaso Paradiso durante il primo concerto dei Thegiornalisti al Forum di Assago, nel 2017

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C’è chi quella nostalgia ha intuito di poterla in qualche modo monetizzare. Come gli organizzatori di Lacrima, festival itinerante nato a fine 2021 a Bologna per «celebrare la musica indie italiana e il bisogno di connessione autentica». Il concept è semplice: è «una serata per piangere e ballare sulle canzoni di Coez, Gazzelle, Frah Quintale, Calcutta, Pinguini Tattici Nucleari» e gli altri protagonisti di quel biennio. E non è un caso che sia uno dei format dal vivo di maggiore successo di questi anni. Alla fine, al di là delle mode e delle pose, quello che rimangono sono le canzoni.

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