Note di Natale: "I believe in Father Christmas"

Dal libro "Note di Natale" di Davide Pezzi (con prefazione di Arturo Stàlteri) edito da VoloLibero pubblichiamo in questi giorni alcune canzoni delle 95 trattate dall'autore nelle 300 pagine del volume; abbiamo cercato di scegliere le meno "prevedibili".
Partiamo dal titolo, che contiene il nome «Father Christmas» (alla lettera: «Babbo Natale»), un personaggio che siamo abituati a conoscere dai film e dalle canzoni come Santa Claus. Troverete spesso scritto, semplificando un po’ troppo, che Father Christmas è il nome con cui è conosciuto in Gran Bretagna, e Santa Claus invece oltreoceano. In realtà non è esattamente così. Solo a partire dal XIX secolo Father Christmas viene associato con la figura del portatore di doni, in seguito proprio alla
pesante influenza nei media dell’americano Santa Claus. Il termine Father Christmas comincia a essere usato nel XV secolo, quando si trova un riferimento alla sua figura in un canto natalizio di Thomas Tusser; nelle descrizioni e raffigurazioni del tempo, è ritratto come un uomo alto e magro con una veste verde, una barba lunga e sottile, un cappello coronato e scarpe
bianche, un vecchio allegro considerato un simbolo delle celebrazioni festose del periodo natalizio, che esorta le persone a mangiare e bere mentre si celebra la nascita di Gesù. In questo periodo il Natale viene celebrato in modo diverso, concentrandosi maggiormente sull’intrattenimento per adulti rispetto a oggi. E non c’è alcun legame tra lui e i bambini, non porta regali, non riempie le calze, né visita le case dei bambini di notte. Oggi tuttavia, come abbiamo accennato, Father Christmas e Santa Claus sono ormai praticamente sinonimi, ambedue riconducibili a quello che in Italia chiamiamo Babbo Natale.
Ed è a questa figura che si riferisce Greg Lake in "I Believe in Father Christmas", scritta da lui e da Peter Sinfield nel 1975, approfittando di una pausa della band di progressive rock Emerson, Lake & Palmer, di cui è il bassista e cantante. Un giorno dell’agosto 1975, nella sua casa di Londra, Lake accorda la corda inferiore della sua chitarra acustica da Mi a Re, ottenendo
così un diverso suono complessivo dello strumento. La melodia della canzone nasce su un arpeggio che il musicista crea con l’accordatura modificata, una musica che gli gira in testa per alcuni giorni, finché pensa che forse potrebbe diventare una canzone sul Natale. «Per me da bambino, era l’immagine visiva della pace sulla terra e della buona volontà verso gli uomini" – ha raccontato anni dopo – "Era il simbolo della generosità, del sentirsi bene e di tutte quelle cose. E questo è ciò che penso sia il Natale.» Poiché negli stessi giorni sta collaborando con il poeta e paroliere Pete Sinfield – vecchio amico e collaboratore della prima band di Lake, i King Crimson – per alcune canzoni che faranno parte dell’album "Works" degli ELP, Lake gli fa sentire la melodia e gli dice che potrebbe essere una canzone di Natale.
Per scrivere il testo Sinfield fa ricorso ai suoi ricordi di infanzia. «In parte era basato su una cosa reale della mia vita quando avevo otto anni e scesi le scale per vedere questo meraviglioso albero di Natale che mia madre aveva realizzato" – ha raccontato – "Poi la canzone da lì passa a una cosa più ampia, su come alle persone viene fatto il lavaggio del cervello per trasformarle in cose. Poi ho pensato: “Sta diventando un po’ deprimente. Sarà meglio che alla fine ci sia un verso allegro e pieno di speranza”.» Il verso di apertura allude al lavaggio del cervello menzionato da Sinfield, poiché le promesse
perpetue di un bianco Natale vengono tradite da una pioggia costante. Il narratore ricorda un momento in cui le trappole delle vacanze lo affascinavano, le immagini, i suoni e gli odori gli riempivano la testa e il cuore. Nella seconda strofa, parte del cinismo che l’età adulta tende a generare inizia a filtrare nella narrazione: «Mi hanno venduto un sogno di Natale / Mi
hanno venduto una notte silenziosa». Gli ideali natalizi che una volta erano sacri e puri diventano merce da vendere a ogni angolo. Per mitigare l’amarezza del testo, Lake e Sinfield chiudono la canzone con una frase forse ambigua, ma che lascia aperta la porta alla speranza «Abbiate il Natale che vi meritate».
Quando ascolta la canzone pressoché finita, l’amico e collega Keith Emerson suggerisce di inserire, tra le strofe cantate, un riff strumentale tratto dalla sezione "Troika" della "Lieutenant Kijé Suite" di Sergei Prokofiev, scritta per il film sovietico del 1934 "Il tenente Kiže" (un’altra parte della stessa suite sarà utilizzata dieci anni dopo da Sting per la melodia di "Russians").
"I Believe in Father Christmas" viene pubblicata nel novembre del 1975, e un po’ a sorpresa raggiunge la seconda posizione della classifica dei singoli, tenuto fuori dalla vetta da "Bohemian Rhapsody" dei Queen. «Sono stato battuto da uno dei più grandi dischi mai realizzati. Mi sarei incazzato se fossi stato battuto da Cliff Richard» sarà il commento di Lake. Della canzone viene anche girato un video, cosa inusuale per l’epoca (Mtv nascerà sei anni dopo), nella penisola del Sinai in Egitto e nelle grotte dei Rotoli del Mar Morto in Cisgiordania.
Così ha spiegato la scelta Greg Lake: «La canzone di Natale, la sua essenza, l’inizio della storia è religioso e risale a Israele. Ed è lì che abbiamo girato il film. È venuta fuori l’idea di girarlo nelle caverne dei Rotoli del Mar Morto. Sembrava bella l’idea, sai, sembrava allettante… finché non ho dovuto farlo davvero. Implicava l’arrampicata su questa sporgenza e c’erano centinaia di metri di strapiombo su entrambi i lati, e il percorso era largo poco più di mezzo metro. Sembra molto, mezzo metro, ma con un dislivello di più di cento metri su ciascun lato, mezzo metro diventa molto piccolo, ed è stato molto spaventoso. […] Faceva molto caldo. Un caldo incredibile: ho potuto filmare solo forse 20 o 30 secondi e poi ho dovuto ripararmi… Il sole era molto feroce». Il video include anche filmati della guerra del Vietnam e della Guerra dei Sei Giorni, e alcune scene girate nel deserto con dei beduini. «Persone dall’aspetto davvero bello: denti bianco perla, abbronzatura di quercia scura, persone dall’aspetto incredibile" – ha raccontato Lake – "Ci siamo seduti e li hanno filmati, io ho suonato la chitarra e loro hanno ascoltato felici. È stata una cosa straordinaria.»
Greg Lake registrerà di nuovo la canzone insieme agli ELP nel 1977 per l’album "Works Volume 2", con un arrangiamento più scarno e senza l’orchestra, e poi ancora ne 1993 e nel 2002 per la compilation "A Classic Rock Christmas". Come ogni classico natalizio che si rispetti, anche "I Believe in Father Christmas" è stata rifatta da diversi artisti, ci limitiamo a citare le due ver
sioni a cappella di Swingle Singers e Flying Pickets, e quelle di U2, Robbie Williams e Tony Hadley.
