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A Tiziano Ferro serviva Elodie per tornare quello di “Xdono”?

Dopo aver rincorso per anni la sua versione adolescenziale, Ferro la ritrova: ma "Feeling" funziona?
A Tiziano Ferro serviva Elodie per tornare quello di “Xdono”?

In fondo l’accoppiata non è nemmeno così malriuscita. Tiziano Ferro ed Elodie sono due icone pop, in modi diversi, di generazioni diverse, legati tra loro da quella capacità di stare con credibilità in bilico tra pop e urban. Lui ha portato l’r&b nel mainstream tricolore quando insieme a Michele Canova, all’inizio degli Anni Duemila, cominciò a riproporre in italiano le cose che ascoltava dai dischi di Timbaland, Erykah Badu, Aaliyah, Missy Elliot (ad un certo punto le cita pure, nella canzone), talvolta in maniera così filologica da sfiorare il plagio, come nel caso di “Did you ever think” di R. Kelly e “Xdono”. Lei, invece, con il mondo urban ci flirta da sempre, basti pensare ai duetti con Marracash, Gemitaiz, Fabri Fibra, Rkomi, Sottotono. Era inevitabile che ad un certo punto le loro strade si incrociassero ed è successo con “Feeling”.

La collaborazione è andata in porto lo scorso settembre, quando Elodie ha preso un aereo da Milano direzione Los Angeles, dove ha raggiunto in studio di registrazione Tiziano Ferro, con il quale ha girato in quell’occasione anche il videoclip di “Feeling”. E pazienza che la canzone, ad essere onesti, sia così e così, diciamo non proprio all’altezza delle aspettative (come pure lo stesso video, in bianco e nero a richiamare quelli delle hit del pop americano dei primi Anni Duemila, che tra lingerie e strusciamenti vari sembra la pubblicità di un marchio di intimo - lo hanno diretto i Morelli Brothers, baresi di stanza a Los Angeles, dove lavorano principalmente nel campo nella moda e hanno immortalato Emily Ratajkowski, Irina Shayk, le sorelle Kardashian): il duetto è stato accolto con l’hype che caratterizza i grandi eventi pop.

Il tema del pezzo, scritto a dodici mani (!!!) da Ferro, Elodie, Federica Abbate, Jacopo Ettorre, Dj Toss e Pietro Paroletti, che l’ha anche prodotto (con il nome d’arte di Golden Years, psedunimo con il quale ha firmato le produzioni delle hit di Mahmood, Coez e Frah Quintale), è il tradimento. Cantato a due voci. “Ad un after alle sei, quando eri con lei, dentro il bagno, un’ora ad una festa a LA, nell’ascensore di un hotel, al freddo fuori da un set, nel parcheggio di un club”, cantano Tiziano ed Elodie, elencando tutte le volte che hanno colto sul fatto i rispettivi (immaginari) partner. Praticamente una “Ti voglio bene” 3.0, vent’anni dopo. “Una è troppo poco, due sono tante, quante principesse nel castello mi hai nascosto”, cantava nel 2004 Tiziano nel singolo estratto da “111”, l’album di “Xverso”, “Sere nere” e “Non me lo so spiegare”, su una base r&b che l’anno successivo fu ripresa da Jake La Furia e Marracash per la loro “Le voglio piene”, rivisitazione a tema spaccio di cocaina della hit del cantautore di Latina (“Tre sono poche, quattro sono troppe / quante righe posso tirar fuori da quel pezzo?”), oggi considerata un cult del rap italiano.

All’epoca Ferro aveva 24 anni. Oggi di anni ne ha 44 e forse tornare a giocare con quei suoni può essere rischioso: ma del resto sono anni che prova a riappropriarsi di quella dimensione post-adolescenziale. E se tra esperimenti come l’album “Il mestiere della vita” del 2016 e “Accetto miracoli” del 2019, prodotto nientemeno che dal guru dell’r&b americano Timbaland, “Feeling” fosse quello più riuscito?

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