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DrefGold: “Sogno che uno vestito come me diventi capo di Stato”

“Goblin”, il nuovo disco del rapper, è un sorta di manifesto per tutte le persone “strane”.
DrefGold: “Sogno che uno vestito come me diventi capo di Stato”
Credits: Antonio De Masi

Gremlins, goblin, Goonies, personaggi strampalati e magici popolano il mondo di DrefGold, che pubblica, a tre anni di distanza dal precedente “Elo”, il suo nuovo album “Goblin”. Un disco trap-rap che prova a portare l’ascoltatore dentro un preciso immaginario. Quanto è stato importante prendersi il giusto tempo per elaborarlo? “È stato fondamentale prenderselo perché si riesce ad analizzare meglio quello che si fa – dice il rapper - dall’altro canto non nascondo che nel frattempo sono successe diverse dinamiche che questo tempo lo hanno dilatato. Io avevo il mio disco ‘Elo’, uscito nel 2020, già pronto prima dell’inizio del Covid, ma con l’arrivo della pandemia si posticipò. Uscì in una delle finestre di riapertura, ma non fu vera riapertura. Quando mi ritrovai a esibirmi finalmente di nuovo sui palchi però l’album era uscito un anno e mezzo prima. E anche questo portò a un allungarsi dei tempi. Poi consideriamo che sono passato anche da una realtà a un’altra, con un nuovo team etc. Sai, non è facile vedere che la scena va avanti, che escono nuovi artisti, mentre io stavo definendo il mio immaginario…”.

Sonorità ipnotiche accompagnate da rime dirette, nella musica di DrefGold l’influenza della trap americana è evidente. “Devo tanto alla musica, in questo periodo storico mi è tornata in mente in mente una serie di figure come quelle dei gremlins, dei goblin e dei Goonies che possono essere tutte inserite in un ‘junkie word’, ovvero in un mondo degli strani – dice DrefGold – tutti personaggi che ricordano la varietà della scena rap/trap, ma che allo stesso tempo popolano anche la nostra vita, quella di tutti i giorni. In generale è un immaginario che però non va spiegato troppo. Se tu entri nel mio immaginario, incontri questi personaggi. ‘Junkie bar’ è la canzone giusta per capirli. L’idea del rapper violento, che racconta la strada etc, non mi appartiene. Non è il mio”.

Ma alcune barre sono esplicite, come quelle di “Goblin”, in cui si prendono di mira gli estremisti. “Questo perché il mondo che racconto non è futile – sottolinea DrefGold – quelle barre non sono politicizzate, è vero che sono cresciuto a Bologna e certi valori non possono che appartenermi, ma allo stesso tempo quello che dico è una questione culturale. I miei personaggi sono dei bravi cristi, a volte sono ai margini della società quindi non possono che essere contro i soprusi. Sogno che uno vestito come me diventi capo di Stato. E poi rivendico anche il fatto che non possiamo e non dobbiamo essere numeri. Il mio primo disco ‘Kanaglia’ aveva un immaginario più caramelloso, oggi sono cresciuto, più maturo”.

Nel disco ci sono diverse collaborazioni: Capo Plaza, Tony Effe, Tedua, Bresh, Tony Boy, e Pyrex. “In passato mi hanno detto ‘potresti fare un pezzo con…’, ma se io quell’artista non lo conosco mi è difficile collaborare – ammette il rapper – per questo motivo ho collaborato solo con amici. Poi, è vero che c’è competizione, che alla fine siamo dentro un’industria e quindi le dinamiche sono aziendali, ma queste sono persone con cui ho davvero condiviso qualche cosa. Nel disco ci sono varie sfaccettature di me, ci sono anche parti più rappate perché vengo da una scuola, quella di Bologna, dove se non sai rappare sei messo nell’angolo. Io, in generale, sono tante cose: prendi ‘Mr. Komparema’, singolo uscito l’anno scorso, ha una struttura musicale che poco tempo dopo ha sfruttato Playboi Carti, che è un mio punto di riferimento. Questo per dire che sono molto soddisfatto per la direzione che sta prendendo la mia musica”.

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